Omicidio Campagnola: l’assassino è ancora a piede libero
La denuncia dell'avvocato Falleti: «È come se godesse di una particolare protezione»
MARECHAL DEODORO (BRASILE) – È passato quasi un anno e mezzo dall’assurdo omicidio, avvenuto in Brasile, dell’imprenditore casalese Fabio Campagnola, 52anni. Il monferrino era stato freddato da due colpi di pistola esplosi a bruciapelo nel dehors della sua gelateria dal poliziotto in pensione Josè Pereira da Costa, al termine di una lite per futili motivi iniziata in precedenza con la sua compagna, Karla Kassiana Vanderlei.
A distanza di tutti questi mesi, tuttavia, i due sono ancora a piede libero. Lo rivela l’avvocato Claudio Falleti che, specialista in casi simili, segue la vicenda dall’Italia che aveva già denunciato l’assurda situazione lo scorso novembre.
«Prosegue a rilento il processo in Brasile contro l’assassino del cittadino casalese Fabio Campagnola – commenta il legale – Il poliziotto in pensione José Pereira da Costa, autore della brutale esecuzione, si trova addirittura a piede libero come se godesse di una particolare protezione. I tribunali non hanno mai accolto le richieste di modifica della misura cautelare. Il Pereira da Costa dovrebbe stare in carcere e non passeggiare tranquillo per la città».
L’appello a Washington
«Una collaborazione Alessandria – Madrid con la collega spagnola Griselda Herrera Lopez ha portato quest’oggi (ieri nda) al deposito di un ricorso alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani a Washington per chiedere una misura cautelare urgente contro lo stato Brasiliano affinché si adoperi presso il Ministero di Giustizia per l’applicazione della misura della custodia in carcere per il da Costa in quanto la famiglia Campagnola vive costantemente a rischio in Brasile. Il ricorso é in fase istruttoria a giorni sapremo se verrà accolta la richiesta di misura. Auspichiamo che la Commissione Interamericana per i diritti umani provveda sulle nostre richieste – prosegue il legale alessandrino – non si può restare impuniti. Anche se da lontano ma con strumenti internazionali siamo vicini alla famiglia di Fabio pronti se del caso ad andare a Washington».