Caso Gimar. Il Pd interviene (su più livelli): «La politica dov’è?»
Così Luca Gioanola, Chiara Gribaudo e Giovanni Madurini
OCCIMIANO – Triplo intervento del Pd sul tema della paventata chiusura, con trasferimento del personale, della Gimar di Occimiano a Calamandrana.
Luca Gioanola: «Serve una reazione della politica»
Così Luca Gioanola, candidato al consiglio regionale e capogruppo uscente dei dem a Casale: «È ancora aperta la ferita per la chiusura della Cerutti e ora arriva la notizia che la sede della Gimar a Occimiano, un’altra realtà manifatturiera storica del nostro territorio sia al concreto rischio di chiusura, con un ricollocamento del personale nella sede di Calamandrana, nell’Astigiano, a circa 60 km di distanza. Il primo pensiero va ai lavoratori e alle loro famiglie così come ai sindacati che hanno subito coordinato una reazione attiva e aperto un dialogo con la proprietà, che, allo stesso tempo, ha dichiarato di essere disponibile a un confronto. Il tema principale sembrerebbe riguardare la necessità per l’azienda di intervenire sulla sicurezza dello stabilimento con relativi investimenti strutturali importanti. Ci potrebbero quindi essere, in questo caso, un terreno di confronto e delle condizioni per approfondire la fattibilità e la sostenibilità di tutte le possibili azioni alternative alla chiusura, scongiurando quello che sarebbe un ulteriore indebolimento dell’industria del nostro territorio con un impatto lavorativo e sociale rilevante. In attesa dell’incontro previsto per il 23 maggio tra la proprietà, i sindacati e i rappresentanti dei circa 50 lavoratori specializzati è fondamentale ci sia una reazione, attenta, della politica casalese, provinciale, regionale, e, se necessario, anche nazionale. Perché la politica deve saper esercitare il suo ruolo, più che nei momenti di festa con il taglio dei nastri, proprio nei momenti di crisi e di difficoltà».
Chiara Gribaudo: «Scongiuriamo la chiusura»
«La nostra priorità è il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie. Apprezziamo l’immediata reazione dei sindacati, che hanno avviato un dialogo costruttivo con l’azienda, la quale ha manifestato apertura a discutere le problematiche sollevate» dichiara la deputata Chiara Gribaudo.
«Insieme all’Onorevole Fornaro, abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare per esaminare la fattibilità di soluzioni alternative alla chiusura, con l’obiettivo di evitare un ulteriore indebolimento dell’industria locale, che avrebbe un impatto lavorativo e sociale significativo – continua Gribaudo – Tagliare posti di lavoro chiudendo siti produttivi, invece di investire per garantire la continuità occupazionale, è una scelta preoccupante e pericolosa. Il nostro tessuto industriale e sociale rischia di indebolirsi ulteriormente».
Giovanni Madurini: «Scelta che grava sulle spalle dei lavoratori»
«Una nuova, gravissima, ferita al tessuto sociale ed industriale del Casalese: la chiusura della Gimar di Occimiano, importante azienda specializzata nella costruzione di silos per il vino. Una realtà industriale che fa parte della storia del Monferrato Casalese, innanzitutto per le vasche di assoluta qualità presenti pressoché in ogni cantina del Territorio» spiega per la Commissione Lavoro dei dem casalese Giovanni Madurini, candidato al consiglio comunale di Casale.
«Dato che sullo stabilimento di Occimiano “incombe la necessità di intervenire con investimenti ed azioni strutturali importanti, soprattutto dal punto di vista della sicurezza”, come si legge dal comunicato stampa della FIOM CGIL di Alessandria, la Direzione Aziendale ha deciso di dismettere la produzione e spostare il personale – che oggi conta circa 50 persone – nel sito produttivo di Calamandrana in provincia di Asti, anch’essa area a vocazione vitivinicola, aspetto da non trascurare nella valutazione complessiva del problema. Non si può che leggere questa decisione come la scelta di concentrare la produzione in un unico sito produttivo, scelta legata alle solite logiche di profitto e riduzione dei costi di lavoro e che andrà a gravare pesantemente sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici, peggiorandone le condizioni di vita. Non solo, ma significa anche l’indebolimento delle infrastrutture industriali a locali a supporto del sistema primario, l’agricoltura in primis. Le voci che giungono ci dicono che gli spazi di trattativa tra sindacato e azienda sono esigui e fanno presumere che i dipendenti saranno posti dinanzi al bivio, ormai consueto, tra la scelta di trasferirsi nel sito produttivo di Calamandrana, oppure la scelta di risolvere il rapporto di lavoro con un incentivo all’esodo. Ci tocca amaramente constatare, in linea con le rappresentanze sindacali, che “tagliare occupazione chiudendo siti produttivi al posto di investire e creare continuità occupazionale è preoccupante e pericoloso” e non fa che aggravare il nostro già debole tessuto industriale e sociale, impoverendo sempre più il territorio. E dunque: i vari livelli della “politica” che, in questo momento, esercitano a livello locale, provinciale, regionale e nazionale il governo dei territori dove sono? Se ci sono e vogliono esercitare con un minimo di dignità il ruolo di governo a loro assegnato, battano un colpo: se ne sono capaci».