Giovanni Chinnici racconta a Tagliolo il padre e la lotta alla mafia
Nel salone comunale con il presidio di Libera
Prima la camminata organizzata dal Cai
TAGLIOLO – Giovanni Chinnici è il figlio di Rocco, magistrato ucciso dalla mafia il 29 luglio 1983 a Palermo. E’ in programma a Tagliolo sabato 11 maggio una giornata organizzata per ricordare la figura del padre del pool antimafia e maestro di Giovanni Falcone e Salvatore Borsellino. Chinnici sarà in paese per presentare “Trecento giorni di sole. La vita di mio padre Rocco, un giudice scomodo”. Il pomeriggio partirà, dalle 14.00, con la Camminata Libera “Per Rocco Chinnici” organizzata dal Cai di Ovada. Alle 15.30 nel salone comunale la presentazione vera e propria. L’autore dialogherà con il Presidio di Libera “Antonio Landieri” di Ovada.
L’iniziativa, fortemente voluta dal Comune di Tagliolo Monferrato e dalla Biblioteca Comunale “Nelson Mandela” vede la collaborazione con il Presidio di Libera “Antonio Landieri” di Ovada, il Coordinamento Provinciale di Libera Alessandria, il Cai di Ovada, l’Associazione “Le Muse”, il Museo della Carta di Mele e Arca società cooperativa.
Impegno e sacrificio
Il 29 luglio 1983 un terrificante boato irrompe in casa Chinnici. Giovanni ha diciannove anni e una vita intera davanti; ma in quella giornata di sole, una delle trecento di cui gode ogni anno la Sicilia, ancora non sa che dovrà viverla senza quel padre amato, forte e rispettato che risponde al nome di Rocco Chinnici. Il giudice Chinnici negli anni Settanta capì l’importanza di lavorare affinché le istituzioni riconoscessero l’esistenza del fenomeno mafioso. Nacque così il Pool antimafia di Palermo.
Giovanni Chinnici riannoda il filo della propria esistenza e di una parte fondamentale del nostro Paese. Lo fa rievocando momenti di vita personale – dalle estati spensierate a San Ciro alle ore trascorse in tribunale osservando suo papà lavorare – e attraverso i momenti più delicati e significativi della carriera del padre, dalle indagini sul rapporto tra mafia e poteri economico-politici agli omicidi di Piersanti Mattarella e Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sullo sfondo, una Palermo dapprima felice, poi tormentata dalla Seconda guerra di mafia e addolorata per le morti dei ragazzi a causa dell’eroina, attraversata da una profonda trasformazione urbanistica e sociale, ma sempre sovrastata da un cielo azzurrissimo e illuminata da una luce accecante.
Trecento giorni di sole è il racconto di un figlio che non ha avuto il tempo di parlare da uomo a uomo con suo padre, è il racconto di un magistrato che ha lottato per squarciare il velo su un fenomeno, quello mafioso, di cui pochi – allora – erano disposti a riconoscere l’esistenza; è il racconto di un uomo che, a costo della vita, ha lottato per rendere l’Italia un Paese migliore.