Fabio Lavagno: candidatura "in lista" a Casale nelle mani del Pd
CASALE - La campagna elettorale per le elezioni comunali di Casale del prossimo 8 e 9 giugno si arricchisce di…
CASALE – Fabio Lavagno è uscito dal gruppo del Pd. Lo ha fatto questa sera, nell’ultimo consiglio comunale di Casale prima delle elezioni dell’8 e 9 giugno prossimo, quelle che vedranno la sfida tra il vicesindaco uscente Emanuele Capra per il centrodestra e, per il centrosinistra, Riccardo Calvo.
Lavagno, spesso critico con gli stessi dem lungo questi 5 anni di consiliatura, poco meno di un mese fa aveva lanciato la richiesta, con una lettera aperta, al segretario cittadino del Pd Cesare Chiesa, affinchè il suo nome fosse inserito nella lista (magari come indipendente) a sostegno del preside Calvo ma, quando la presentazione ufficiale è prevista per martedì sera, è evidente come il suo nome non ci sarà. E come la risposta all’appello non sia arrivata.
Fabio Lavagno: candidatura "in lista" a Casale nelle mani del Pd
CASALE - La campagna elettorale per le elezioni comunali di Casale del prossimo 8 e 9 giugno si arricchisce di…
Da qui la decisione di uscire dal gruppo. Una scelta evidentemente politica, che ha motivato con un lungo intervento in apertura di seduta, che riportiamo integralmente. Uscendo dalla Sala Consiliare, Lavagno ha ricevuto il saluto e le strette di mano da parte dei componenti dei gruppi della maggioranza.
Le ragioni di questo mio “passaggio” al Gruppo Misto, durante l’ultima seduta della consiliatura, sono più che note, non essendomi, io, mai sottratto alla dimensione pubblica delle mie scelte, delle mie posizioni e delle mie azioni. Posizione ben distinta da chi, invece, ha permesso che i fatti andassero nel modo in cui sono effettivamente andati.
Poiché il momento è per me particolarmente significativo, vorrei utilizzare il tempo che mi è concesso per alcuni ragionamenti più generali, senza che questi vengano sporcati dalla contingenza contemporanea.
Questa sera, si conclude, per me, un percorso durato due esatti decenni. Un periodo in cui la politica attiva, e i ruoli istituzionali, hanno ricoperto in modo importante il mio agire quotidiano.
Sono stati anni ricchi di soddisfazioni e non privi di momenti complessi. Anni in cui la stessa politica è cambiata radicalmente, non sempre in meglio.
In quest’Aula ho avuto modo di formarmi, di confrontarmi (a volte nemmeno troppo gentilmente) ed ho tentato di portare il mio contributo per il bene della città. In quest’Aula ho avuto modo di incontrare colleghi, alleati o avversari, spinti – al netto delle differenti identità e sensibilità – da un comune amore per Casale, che li ha impegnati nella loro attività. Vorrei ricordarli tutti e parimenti ringraziarli. Uno ad uno.
Mi sia, però, concesso un pensiero particolare, a coloro, e sono tanti purtroppo, i quali troppo presto ci hanno lasciato: sia chi aveva una grande storia alle spalle, sia chi avrebbe potuto avere ancora molte pagine di futuro da scrivere. Pochi nomi, non esaustivi a rappresentare queste due grandi categorie: Salvatore Sanzone, Paolo Cardettini, Paolo Mascarino, Beppe Filiberti.
Vorrei, poi, ringraziare i dirigenti che si sono susseguiti, i funzionari, i dipendenti del Comune di Casale, in particolare coloro i quali hanno sempre anteposto l’interesse dell’ente alle naturali ed inevitabili pressioni delle parti politiche che, di volta in volta, l’hanno amministrata.
In quest’Aula ho imparato che alzarsi in piedi e prendere la parola è solo l’ultimo atto di un lungo percorso, che per essere compiuto con dignità deve prima prevedere relazioni, studio e fatica.
In quest’Aula ho imparato che la politica a livello locale è un’azione nobile a cui – ed è un paradosso, lo so – nessuno dovrebbe sottrarsi. Un volontariato civile, vista l’irrisorietà degli emolumenti, da augurare a chiunque, come antidoto a un certo e diffuso qualunquismo che fa della faciloneria e della semplificazione il proprio pane quotidiano.
Lascio quest’Aula, come noto, non certo per mia scelta. Si dice che domandare sia lecito e rispondere sia cortesia. Ecco, a chi ha fatto in modo che le cose andassero così, è mancata anche la più banale ed urbana delle cortesie: quella della risposta – il riferimento, evidente, è al silenzio cui ha fatto seguito il suo appello di inizio aprile – A chi ha operato questa scelta – nella vigliaccheria del silenzio, nella rinunzia della pluralità e della diversità di vedute – dico che, se un giorno smetteranno i panni del conformismo, dell’accettazione fideisticamente acritica, tipica delle eterodirezioni, allora mi troveranno, come sempre dalla stessa parte. Tocca fare politica, però.
Perché essere progressisti, significa avere capacità di analisi, oltre che una visione di futuro fondata su basi solidaristiche. Difendere rendite di posizione, come recentemente fatto da chi percepisce redditi annui lordi intorno ai duecentomila euro, non mi pare andare in questa direzione. Essere progressisti significa interpretare la politica come strumento di cambiamento, non come qualcosa di simile al tifo.
Non prenderò parte al dibattito e non parteciperò – come da molti anni non mi capitava – all’imminente campagna elettorale. Saranno, come giusto, gli elettori ad esprimersi il prossimo 8 giugno.
Rivolgo solo un augurio ai casalesi, in particolare a quelli più giovani, affinché possano trovare al governo della città, come all’opposizione, classi dirigenti all’altezza delle proprie aspettative, delle proprie speranze, del proprio futuro.