Il diritto all’oblio
È giusto addestrare chatbot con gli scritti e i ricordi di un affetto che è mancato?
ChatGRC è il chatbot di Gianroberto Casaleggio ricreato dal figlio Davide: un esperimento risalente ormai ad un anno fa che, oggi, potrebbe essere seguito da altri grazie alla possibilità, con i GPT personalizzabili presenti nella versione a pagamento di ChatGPT, di addestrare chatbot sulla base di documenti, fotografie, ricordi, informazioni in grado di permettere al modello linguistico non solo di conservarne la memoria, ma di renderne in qualche modo disponibile il pensiero con la facilità di conversazione di una chat.
Parrebbe la trama del film “Trascendence” con Johnny Depp, ma qualche scambio di battute su Character.ai con un personaggio storico dà subito l’idea che non di fantascienza si tratta: più vi è materiale scritto, più parrà di leggerne i pensieri e lo stile e non mancano strumenti – come HeyGen – che, raccolti contributi audio, potranno riprodurne la voce e le sembianze. L’effetto realistico sarà tanto più efficace quanto più forte sarà il bisogno di continuare ad avere vicino un affetto che è mancato: è questo bisogno ad influenzare il giudizio e ad alimentare la finzione artificiale.
I testamenti digitali
Le piattaforme più importanti, da Google a Meta, già oggi prevedono funzionalità con cui disciplinare la propria presenza online una volta effettuato il grande passo e in alcuni casi si assiste a profili Facebook mantenuti in vita da parenti ed amici, iniziative volte a condividere un ricordo. Addestrare un chatbot è però atto più impegnativo e richiede una consapevolezza maggiore dei rischi che comporta: scorrere un album di fotografie o leggere le vecchie lettere potrebbe risultare ancora la scelta da preferirsi.