Fabio Lavagno: candidatura “in lista” a Casale nelle mani del Pd
Il consigliere uscente, già onorevole, rifiuta di essere inserito tra i civici e lancia un appello per essere incluso tra i dem candidati a sostegno di Riccardo Calvo: una prospettiva a oggi tutt'altro che scontata
CASALE – La campagna elettorale per le elezioni comunali di Casale del prossimo 8 e 9 giugno si arricchisce di un nuovo aspetto, legato alla domanda sulla candidatura di Fabio Lavagno, consigliere comunale uscente nel gruppo del Pd a Casale (dove è stato anche assessore) e già onorevole (prima con Sel, quindi con gli stessi dem).
Lavagno, negli ultimi anni spesso critico con la linea assunta dal Partito, in particolare nella sua declinazione monferrina, si rivolge al segretario Cesare Chiesa con una “lettera aperta” che pubblichiamo di seguito in forma integrale.
A un mese dalla formalizzazione delle liste, la sua presenza nella rosa dei dem appare oggi tutt’altro che scontata.
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Caro Segretario del Partito Democratico casalese,
ti scrivo per – come si suole dire – “venirne a una”. So bene che farlo pubblicamente non è la formula che avresti preferito, ma mi trovo (ahimè) costretto non avendo più ricevuto da te nessun cenno o riscontro nelle ultime tre settimane, fosse anche un messaggio vocale.
Il tema è quello delle imminenti elezioni amministrative e della mia disponibilità, mai negata, ad essere candidato a sostegno del fronte progressista e democratico.
Negli ultimi mesi e settimane amici, sostenitori, ma anche gli avversari hanno inizialmente dato per scontato una mia ricandidatura, poi sono passati ad una più cauta domanda “Ma ti candidi?”; anche perché più d’uno era stato indotto a credere che un mio passo indietro fosse dovuto a presunti (e falsi) problemi di salute.
Dal nostro ultimo (e unico) incontro, tre settimane fa, a tutti coloro che porgevano la stessa insistente domanda ho detto che questa andava quanto meno riformulata cambiandovi il soggetto in “Ma ti candidano?”
È vero, sempre di una domanda si tratta, ma ne cambia radicalmente il punto di vista. L’altra costante resta, ad ora, l’assenza di una risposta.
Una proposta di candidatura, a dire il vero, nel nostro ultimo (e unico) incontro me l’hai fatta sperando di collocarmi in un delle liste civiche a sostegno del candidato sindaco. Si tratta, però, di una una proposta vecchia di mesi che avevo già declinato quando Riccardo Calvo, intuendo le difficoltà del PD, aveva provveduto generosamente a formularla.
Ho declinato questa offerta mesi fa, l’ho declinata nel nostro ultimo (e unico) incontro e lo rifarò qualunque altra volta mi venisse riproposta. Ho fatto il segretario di partito, ho ricoperto incarichi amministrativi e politici: di me si può dire tutto, ma certamente non che sono un civico. C’è un limite, che per me è invalicabile, e oltrepassarlo diventa oltraggioso nei confronti degli elettori. Non ci si può acconciare all’occorrenza indossando una maglietta differente da quello che si è, per questo la proposta civica risulta insensata ed insostenibile.
Ci sono dei limiti ancor più invalicabili – aggiungo – e sono quelli che ho posto a proposte, più o meno strutturate, che mi sono giunte anche dal campo avverso. Ci sono uomini e donne per tutte le stagioni: non io.
Che esistano problemi tra me e la classe dirigente del Partito Democratico è innegabile e anche piuttosto noto. Lo testimonia il fatto che ormai da un po’ non ho rinnovato la tessera del partito, ma nemmeno questo fa di me un membro della società civile, non mi restituisce nessuna verginità, che nemmeno ricerco. Non avendo la tessera, non ho partecipato alla liturgia che ha portato alla tua elezione a segretario (carica che sommi con altre non meno impegnative), così come non ho partecipato all’ultimo congresso nazionale, dove i voti dei non iscritti delle primarie hanno soverchiato e rovesciato i voti degli iscritti nell’elezione della segreteria nazionale. Se avete superato questo tabù non penso sia un problema insormontabile avere qualcuno nelle vostre liste senza tessera nel portafoglio.
Che esistano problemi tra me e la classe dirigente del Partito Democratico è innegabile e anche piuttosto noto. Pensate davvero di risolverli con la mia esclusione dalle liste elettorali, riducendo la questione del pluralismo e dell’autonomia politica – che dovrebbero essere per voi costitutivi – ad una questione di carattere personale?
Nel nostro ultimo (e unico) incontro ti sei intestato di aver profuso impegno a ricostruire rapporti e riallacciare i rapporti. Dalla data della tua elezione al nostro ultimo (e unico) incontro è passato quasi un anno, certamente più dei nove mesi con cui si svolge una gravidanza, eppure in tutto questo tempo ti sei guardato bene dal riallacciare un rapporto con me, che al netto della mia storia personale, ho svolto la mia attività di Consigliere di opposizione all’interno del gruppo del PD, senza mai uscirne anche quando ne ravvisavo tutte le inadeguatezze. Sono scelte, per carità.
Credo di aver svolto appieno il ruolo di Consigliere, risultando eletto con una discreta manciata di preferenza, di essere intervenuto in modo puntuale, producendo un dignitoso numero di atti (credo superiore alla somma degli atti prodotti dai miei colleghi di gruppo), di aver partecipato al dibattito pubblico in modo costante, spesso anticipando tematiche che poi sarebbero diventate quotidiane. Ma ognuno compie le proprie scelte e fa le proprie valutazioni.
Dopo l’ultima disastrosa sconfitta, il centro-sinistra affronta nuovamente una sfida difficilissima contro una destra che sa gestire il consenso e che per farlo ha utilizzato ed utilizza ogni mezzo.
Una destra la cui capacità di ben amministrare è inversamente proporzionale a quella di comunicare. Questa volta, almeno, il centro-sinistra schiera il candidato migliore che fosse possibile, ma una così buona, autorevole e – speriamo – efficace candidatura non toglie nulla alla difficoltà della sfida che ci troviamo di fronte. Una candidatura che ha risvegliato animi da troppo tempo sopiti e che di per sé è già un valore aggiunto.
Non vorrei sottrarmi ad un ruolo attivo portando il mio contributo in questa sfida, che resta difficilissima, e per tanto rinnovo a te e alla comunità che hai l’onere di dirigere la mia disponibilità, ma questa volta esigerei, per rispetto e dignità, una risposta in tempi brevi e adeguati, diversa da quella generica fornitami e che risulta uguale a quanto ho letto settimane dopo sugli organi di informazione.
Per una “franca discussione tra compagni”, se davvero vi interessa, ci sarà il tempo.
Casale Monferrato, 8 aprile 2024
Fraterni saluti
Fabio Lavagno