È morto Lele Panizza: l'ex giocatore dei Grigi vittima dell'incendio di Valmadonna
VALMADONNA - L'uomo deceduto nell'incendio di Valmadonna è Emanuele Panizza, da tutti conosciuto come Lele, classe 1966, noto per aver…
VALMADONNA – A Valmadonna c’è una villetta rosa con i segni della tragedia. E’ la villetta in cui, fino a ieri sera, abitava Lele Panizza.
Passano le auto, in via Comunale. Si ha come l’impressione che, in prossimità del civico 14, tutte rallentino, e che i guidatori buttino uno sguardo verso quella stradina che porta alla casa dove s’è consumato un dramma che verrà sì spiegato, ma che ora lascia increduli.
Via Comunale è l’accesso, arrivando da Alessandria. Ci sono alberi fioriti ad accogliere chi entra. Spiccano costruzioni liberty. Poco oltre trionfa una magnolia spettacolare. Si respira un senso di pace, anche se nell’aria ti sembra di percepire l’odore del fumo che è stato fatale a Panizza, classe 1966, “quello che giocava a pallone”, dicono. Non giocava a pallone: “era” un calciatore. Lo è stato con la maglia dei Grigi, poi con quella della Valenzana. Difensore che non faceva complimenti.
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Se vogliamo, anche domenica ha cercato di difendere. La casa e la mamma, ad esempio. Ha visto le fiamme sprigionarsi al primo piano ed è salito senza esitazione, brandendo un estintore che era a portata di mano. «Dove vai?! Fermati», gli ha urlato l’amico Davide, che era con lui al pianterreno.
Macché. C’era da difendere. E Lele ha provato a farlo.
È morto così, per le esalazioni, come è stato appurato. Probabile che il fuoco sia stato dovuto a un cortocircuito e che le fiamme siano state alimentate da una folata arrivata quando Lele ha aperto una finestra, perché quando si è nel panico si fa quel che si può o, comunque, quello che l’istinto suggerisce.
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E ieri, quando l’oscurità stava scendendo sul sobborgo («abbiamo visto il fuoco che era ormai notte», racconta un vicino), l’istinto ha suggerito a Emanuele Panizza detto Lele di non dare retta all’amico che stava con lui. C’era da salvare la casa e pure la mamma di 81 anni. La signora (risulta che anche lei fosse al pianterreno) è stata poi trasportata al Pronto soccorso di Alessandria: le sue condizioni non destano preoccupazioni.
All’ex calciatore (una vita per il pallone, ha seguito anche il corso da allenatore e, abitualmente, teneva stage per insegnare ai ragazzini) è stato fatale l’aver respirato quel che non avrebbe dovuto. Le indagini chiariranno.
Lele viveva nella villetta rosa con la mamma e il fratello Corrado. Che racconta: «Sono arrivato poco dopo, quando non c’era più niente da fare». È toccato a lui avvertire la madre: difficile immaginare un qualcosa di altrettanto doloroso.
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Un vicino dice di avere sentito un botto, «come succede quando c’è un cortocircuito». Ma non abbina il rumore alle fiamme, anche perché di tempo tra l’uno e le altre ne è trascorso un bel po’. Risulta che sia saltata la corrente, fors’anche nella villetta vicina. Sono voci che si raccolgono, chi è deputato a indagare saprà relazionare meglio.
Un lucchetto tiene chiuso il cancello della villetta, sulla destra di una stradina ombreggiata dove le pozzanghere non sono evaporate. Nel cortile, i resti dell’incendio, volati dal primo piano e ammonticchiati davanti all’ingresso. Più in là si scorge un’altalena. C’è pure una catasta di legna protetta da un telo di nylon.
È silenzio e sono macchine che rallentano. Ed è una magnolia rigogliosa che dovrebbe farci capire che la vita va avanti. Nonostante tutto.