La Politica Agricola Comune e gli effetti sull’Italia
Questa settimana Osservatorio Europa, la rubrica di approfondimento de Il Piccolo in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024, punta la lente d’ingrandimento su un tema quanto mai caldo nelle ultime settimane: la Politica Agricola Comune e i suoi effetti diretti sull’Italia.
Cos’è la Politica Agricola Comune
Il primo passo è quello di comprendere sul piano generale cosa sia la Politica Agricola Comune (Pac), ovvero l’insieme delle regole che l’Unione Europea, fin dalla sua nascita, ha stabilito per riconoscere la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri. Da sola, impegna circa il 39% del bilancio dell’Ue.
La Pac, ai sensi dell’articolo 39 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, persegue i seguenti obiettivi:
- incrementare la produttività dell’agricoltura;
- assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola;
- stabilizzare i mercati;
- garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;
- assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori.
Gli effetti sull’Italia
Se questi sono gli obiettivi a livello comunitario, è importante vedere nella pratica quali siano oggi le ricadute della Pac sull’Italia. In particolare per quel che riguarda la gestione dei fondi europei e le competenze statali e regionali in materia di agricoltura, i successi e le criticità.
Innanzitutto, l’articolo 4 del Trattato sul funzionamento dell’Ue indica la materia agricola come ‘competenza concorrente’ tra Unione e Stati membri. In quanto ‘concorrente’, ogni paese esercita la propria potestà nella misura in cui l’Unione non abbia esplicato la propria.
Nonostante questo, più dell’80% del diritto nazionale in materia discende da quello europeo, lasciando sia allo stato che alle sue articolazioni territoriali ben poca discrezionalità in materia agricola.
Proprio l’articolazione territoriale è un punto chiave in questo discorso, soprattutto nel caso italiano. In seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, ai sensi dell’articolo 117, la materia agricoltura è competenza esclusiva delle regioni.
L’articolo 118 pone poi alla base della distribuzione delle funzioni amministrative i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza. Tuttavia la Costituzione attribuisce allo Stato il potere esclusivo in materia di tutela della concorrenza, profilassi internazionale, tutela dell’ ambiente e dell’ecosistema e, soprattutto, dei rapporti con l’Unione Europea, tutti i settori che interagiscono in vario modo con la materia agricola.
Alla luce del quadro normativo europeo e nazionale quindi spetta allo Stato – ovvero al Governo e ai Ministri – il compito di rappresentare gli interessi nazionali in ambito europeo, siano essi di competenza regionale, per i quali il governo esercita solo un ruolo di rappresentanza, che di competenza statale, per i quali, invece, esso ha piena autorità.
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L’agricoltura italiana
Questo tema è di forte impatto sia per l’Italia che anche per l’Europa stessa: basti pensare che l’Italia è nella top 3, con Francia e Germania, delle nazioni europee leader del campo agricolo per fatturato. Insomma, il Bel Paese a livello comunitario costituisce una vera e propria potenza agricola.
Un dato che riguarda quindi molto da vicino anche il mondo del lavoro, con un numero di occupati nel settore, in Italia, che sfiora il milione.
I sessant’anni di storia della Pac hanno contribuito a trasformare l’agricoltura italiana. Nonostante le criticità complessive, sono stati raggiunti gli obiettivi dell’autosufficienza alimentare, della qualità dei prodotti alimentari, della sostenibilità ambientale dell’agricoltura e dello sviluppo delle zone rurali.
Bastano alcuni dati per far comprendere l’eccellenza dell’enogastronomia italiana che conta 316 prodotti DOP, IGP, STG e 537 vini DOCG, DOC, IGT. L’Italia non a caso è il paese europeo con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea.
Il sistema delle Indicazioni Geografiche dell’Ue favorisce il sistema produttivo e l’economia del territorio; tutela l’ambiente, perché il legame indissolubile con il territorio di origine esige la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità; sostiene la coesione sociale dell’intera comunità.
Allo stesso tempo, grazie alla certificazione comunitaria si danno maggiori garanzie ai consumatori con un livello di tracciabilità e di sicurezza alimentare più elevato rispetto ad altri prodotti.
Al di là dei fattori economici e tecnologici, la PAC storicamente occupa un ruolo fondamentale nello sviluppo agricolo, in tutta Europa. Ha, ad esempio, influenzato la produzione di beni agricoli, stimolando sia la nascita che il declino di diverse coltivazioni. Ha sollevato questioni controverse come le ‘quote latte’ ma ha anche introdotto i ‘premi zootecnici’ nel settore della zootecnia o i diritti di impianto dei vigneti nel settore vitivinicolo.
Per tirare le somme, la PAC, nel bene e nel male, ha contribuito a modificare tanti aspetti dell’agricoltura italiana come gli ordinamenti produttivi, il reddito agricolo, le tecniche produttive e il mantenimento della vitalità delle zone rurali, grazie alla politica di sviluppo rurale. E lo fa tutt’oggi.