Alessandria, la notte delle decisioni
La panchina di Banchini resta in bilico. Cambi che hanno abbassato il livello, ma anche l'undici iniziale non ha convinto
ALESSANDRIA – “Adda passà ‘a nuttata”. Solo che qui non siamo dentro ‘Napoli milionaria’, siamo in un’Alessandria che affonda, e contro l’iceberg, a dire il vero, è andata sbattere il 1° giugno 2022 e, adesso, la falla è così grande che imbarca acqua da tutte le parti. Esattamente come qualcuno due anni fa aveva immaginato accadesse.
Poi si potrà obiettare che è difficile tenere la barca (la squadra) in linea di galleggiamento con una società che, in meno di dieci mesi, ha vissuto con le porte girevoli e chi le ha varcate non ha messo i Grigi fra le priorità. Anzi, ha badato alle sue priorità, che sono distanti anni luce da un accettabile gestione del club.
Però anche chi va in campo ha limiti che non si possono liquidare con i ribaltoni societari. La categoria, una bassissima C, per molti dei calciatori è una esagerazione e, in più di un caso, gli interpreti fanno letteralmente a cazzotti con il professionismo.
Quando una squadra, con tanta fatica, trova una identità, sia pure labile, che senso ha cambiare? Che senso ha giocare a quattro dietro in fase di non possesso per un gruppo nato per mettersi a tre e non è garantito che funzioni. Ma a quattro no.
Invece, con il Trento, si è visto di tutto e di più (anzi, di meno). Soprattutto la rinuncia al 3-5-2, che aveva funzionato nel Banchini1: la rivoluzione, per chi vuole fare l’impresa di provare a sopravvivere, è pericolosa e, quasi sempre, concettualmente sbagliata
Spurio. E basta
Si salva solo Spurio, che evita un passivo pesante e si arrabbia per la dinamica del gol, perché in area non è ammissibile perdersi un attaccante e, invece, è successo. Un’altra volta.
Tante domande in attesa di risposta. Perché aver accelerato i tempi per tesserare Mangni che, dopo un paio di partite, è finito quasi stabilmente in panchina e quando entra corre (poco) a vuoto, avulso dalla manovra. Peggio fa Laukzemis, al quale bisognerebbe spiegare che sta giocando per l’Alessandria, perché quando è in campo sembra un imbarazzante corpo estraneo.
L’elenco è lungo, ma la stretta attualità è una sola: Banchini resta o sarà salutato per la seconda volta?
Dopo un lungo confronto a fine gara sul futuro del tecnico, presente anche il diretto interessato, la proprietà ha deciso di non decidere. E spostare la scelta a domani mattina.
La notte porta o, almeno, dovrebbe portare consiglio: domani sarà il giorno del “dentro o fuori Banchini”