Cascina Spiotta: indagati 4 ex esponenti delle Brigate Rosse
Il 5 giugno 1975, nello scontro a fuoco nell'Acquese durante la liberazione di Vallarino Gancia, morirono un carabiniere e la terrorista Mara Cagol
TORINO – Cascina Spiotta: la Procura di Torino ha chiuso un’indagine incentrata sulla sparatoria fra carabinieri e brigatisti rossi alla Cascina Spiotta, nell’Acquese. Dove il 5 giugno 1975 fu ucciso un appuntato dell’Arma, il 44enne Giovanni D’Alfonso.
Gli indagati, con posizioni diverse, sono quattro ex esponenti delle Brigate Rosse. I capi storici Renato Curcio e Marino Moretti e i militanti Lauro Azzolini e Pierluigi Zuffada.
Cascina Spiotta: lo scontro a fuoco
Lo scontro a fuoco avvenne in occasione della liberazione di Vittorio Vallarino Gancia, imprenditore vinicolo che era stato rapito il giorno precedente.
Il fascicolo è stato aperto dopo un esposto con cui il figlio di D’Alfonso invitò la Procura a indagare sulla presenza, durante la sparatoria, di un brigatista che non era mai stato individuato. I sospetti degli inquirenti si sono poi indirizzati verso Azzolini. Del caso si sono occupati i carabinieri del Ros.
La reazione
“Prendiamo atto dell’avviso di chiusura indagine. Nel merito non abbiamo nulla da temere. Però continuo a voler sapere se in Italia è possibile revocare una sentenza di proscioglimento senza averla letta: questo è il grande mistero”. È il commento – come scrive Ansa – dell’avvocato Davide Steccanella, difensore di Lauro Azzolini. Uno dei quattro ex brigatisti rossi indagato a Torino per i fatti della Cascina Spiotta. Fu prosciolto nel 1987 e la Procura del capoluogo piemontese ha ottenuto dal Tribunale la riapertura del caso.
La vecchia sentenza però non era stata recuperata e si era avanzata l’ipotesi che fosse andata distrutta durante l’alluvione che colpì Alessandria nel 1994. “Siccome la cassazione ha detto che la mia prima eccezione era stata intempestiva – ha aggiunto Steccanella – la ripresenterò alla prima occasione”.
La ricostruzione
L’industriale Vittorio Vallarino Gancia – figlio del proprietario dell’omonima casa vinicola – venne sequestrato il 4 giugno 1975 (erano gli anni di piombo).
Il giorno successivo, una pattuglia dei carabinieri individuò il covo dove era tenuto nascosto l’ostaggio. E fecero irruzione nella cascina Spiotta d’Arzello, vicino ad Acqui Terme.
Ci fu uno scontro a fuoco con l’impiego di armi automatiche e bombe a mano. In quel contesto morirono l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e la terrorista Margherita ‘Mara’ Cagol. Capo del nucleo brigatista e moglie di Renato Curcio. Gravemente feriti altri due carabinieri, tra cui il tenente Umberto Rocca, che perse un braccio e un occhio.