«In Piemonte non ci sono i livelli essenziali di assistenza in sanità»
CASALE - «I recenti risultati in merito all' applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in sanità - ha dichiarato…
ALESSANDRIA – I medici in Piemonte hanno più carichi di lavoro ma sono sostenuti da risorse esigue.
Lo si evince da un sondaggio che il sindacato Anaao Assomed ha diffuso, focalizzando l’attenzione sui professionisti che operano nella nostra regione.
La sostanza è così riassumibile: “Nonostante la pandemia da Covid-19 – si legge in una nota di Anaao – le risorse destinate al Servizio sanitario nazionale sono in calo e i carichi di lavoro in costante aumento, sia per la ‘gobba pensionistica’ che per la fuga verso il privato o il settore convenzionato di molti professionisti della sanità, in costanza di un tetto alla spesa del personale che si appresta a celebrare i 20 anni”.
E ancora: “Negli ultimi anni ogni medico ha visto crescere in modo esponenziale la quantità e l’intensità della propria attività lavorativa, spesso a discapito della qualità del servizio erogato”.
Per la cronaca, coloro che hanno risposto al questionario sono per il 49,72% di sesso femminile e per il 50,28% di sesso maschile. Per quanto riguarda l’età, i più sono delle fasce fra i 30 e i 40 e e fra 51 e 60 anni.
«In Piemonte non ci sono i livelli essenziali di assistenza in sanità»
CASALE - «I recenti risultati in merito all' applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in sanità - ha dichiarato…
In merito alla area di lavoro, 21,47% ha risposto di lavorare in Pronto Soccorso, il 46,33% in Area Medica, il 18,64% in Area Chirurgica, il 10,73% nei Servizi (microbiologia, anatomia patologica, radiologia etc.), lo 0,56% in Anestesia e Rianimazione ed il 2,26% in Direzione Medica.
Come indicatori del carico di lavoro sono stati considerati il numero di pazienti seguiti mediamente dal singolo medico: il 35,80% riferisce di visitare un numero di pazienti tra da 7 a 11.
Il 25,31% riferisce di visitarne tra 12 e 16, il 7,41% tra 17 e 22 e ben l’11,73% oltre i 22 pazienti. I più sostengono che la vita privata è condizionata negativamente dal lavoro: a risentirne i rapporti con i famigliari, ma anche la difficoltà a soddisfare hobby. Per quanto riguarda i turni di lavoro, la maggioranza dice che i “recuperi” sono garantiti, anche se le reperibilità mensili di ciascuno sono in aumento rispetto al trend tradizionale.
Il 22% degli intervistati lavora, ogni anno, oltre 250 ore in più. “in questi casi – precisa il sindacato – l’Azienda viola la normativa europea sull’orario di lavoro e può essere denunciata alla Procura del lavoro. Inoltre, lavorare 250 ore in più in un anno è come non avere il diritto alle ferie”.
I carichi di lavoro incidono anche sulla mancata possibilità di partecipare all’aggiornamento professionale.