Lercaro, l’unica offerta è un punto verso il futuro
Proges ha confermato la sua intenzione
Nei prossimi mesi le verifiche e la stipula definitiva della gestione
OVADA – La prudenza, data la situazione, è obbligatoria, Lercaro sembra aver finalmente imboccato la strada che porterà alla continuità attesa da anni. A confermare un orizzonte più sicuro per la casa di riposo è stata l’apertura dell’unica busta arrivata nei tempi corretti nel quadro del bando avviato per la seconda volta con l’obiettivo di trovare un gestore. Proges, la cooperativa di servizi emiliana già da tempo attiva nella struttura tra Ovada e Tagliolo, ha formulato la sua offerta. “Tutti i requisiti amministrativi richiesti – ha chiarito Ivana Nervi, avvocato e commissario straordinario dell’Ipab – sono presenti e approvati. La ProGes partecipa come unica impresa senza soggetti associati”.
Periodo travagliato
Il progetto di recupero del Lercaro, casa di riposo riferimento in città per la non autosufficienza, può davvero partire. La prima gara avviata tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno era stata invalidata per assenza di candidati. Con ogni probabilità la Proges gestirà Lercaro per 67 anni a partire dalla stipula del contratto. “La commissione formata dal dottor Mario Pasino, dall’ingegnere Ezio Semino e dal dottor Stefano Garbolino – prosegue Nervi – ora si riunirà in seduta segreta per valutare l’offerta tecnica e poi rinvierà per seduta pubblica per offerta economica. I tempi previsti sono di due settimane. Se tutto risulterà in ordine procederemo all’aggiudicazione: la ProGes avrà 30 giorni per presentare tutta la documentazione necessaria e si andrà a firmare contratto con rogito notarile”.
In caso di fumata bianca dovrà investire 6 milioni di euro nei primi quattro anni per lavori che cambieranno il volto della casa di riposo.
Futuro immediato
Lercaro potrà contare su 90 posti, di questi 70 convenzionati con Asl. Nascerà un nucleo dedicato alla gestione dei malati di Alzheimer. Il versamento iniziale di Proges, quantificato in 4.5 milioni, servirà per ripianare il maxi debito emerso negli anni e come base per la creazione della Fondazione. L’incarico di Nervi, in carica dal 2020, a quel punto avrà esaurito la sua parabola.