Le vibrazioni del desiderio: “Povere creature!” di Yorgos Lanthimos
L'ultimo film del greco Lanthimos - Leone d'oro a Venezia 80, vincitore di 2 Golden Globe e candidato a 11 premi Oscar - abbandona la freddezza chirurgica del suo autore, per immergersi in una rappresentazione magmatica e sovente eccessiva, sia sul piano estetico che narrativo
Gli occhi adamantini e sgranati sul mondo di Bella Baxter (Emma Stone) dominano la scena, sin dall’attimo inquietante e favoloso in cui il suo padre putativo – il dottor Godwin (Willem Dafoe), frutto anch’egli delle sperimentazioni forse troppo audaci ed estreme di un genitore chirurgo che lo usato come cavia vivente e poi avviato allo studio sperimentale della scienza anatomica – la riporta alla vita (ma quanto diversa da quella che ha vissuto in precedenza con il nome di Victoria), tra le scariche elettriche e i bagliori di un esperimento che sembra verificare la possibilità di riportare in vita i morti.
E così pare essere il cinema per il greco Lanthimos, che nel suo settimo film (escludendo O kalyteros mou filos, primo lungometraggio del 2011, in co-regia con Lakis Lazopoulos) mantiene i personaggi in bilico sull’esile file che separa la vita dalla morte, rinverdendo il cosiddetto“complesso della mummia”così ben approfondito da André Bazin – teorico della Nouvelle Vague – in Ontologia dell’immagine fotografica, 1945 (vedi i molti reperti anatomici che popolano la dimora e lo studio di God, così come i bizzarri ibridi animali in circolazione, autentici fossili viventi).
Dal mito di Frankenstein ai Freaks di Tod Browning
La nuova Bella, paradossale e inquietante incrocio tra il corpo di una donna adulta e il cervello di una bambina (la stessa che la sua precedente identità – Victoria – portava in grembo prima di tentare il suicidio), assurge, dunque, a protagonista assoluta della storia con sfumature steampunk che Lanthimos trae (attraverso l’adattamento da parte del suo sceneggiatore Tony McNamara, già al lavoro ne La favorita, 2018) dal romanzo del 1992 Poor Things! dello scrittore scozzese Alasdair Gray, in cui si narra l’odissea per il mondo – a partire da una Glasgow vittoriana e insieme futuribile, pesantemente ammorbata dai fumi della rivoluzione industriale – di questa nuova fanciulla assetata di conoscenza sia sul piano materiale che intelletivo (il cibo, il sesso, la cultura), a cui un azzardato e persino morboso esperimento scientifico ha dato vita.
I riferimenti – a partire dall’opera di Gray – sono sia il capolavoro della letteratura gotica Frankenstein di Mary Shelley (1818; oggetto di molteplici trasposizioni cinefile, tra cui quella del 1994 per la regia di Kenneth Branagh), con il nome del papà di bella – Godwin – che richiama il cognome da nubile della stessa Shelley; sia la pellicola “maledetta” (dalla fama sinistra e per il tema decadente e per gli innumerevoli problemi di lavorazione in cui incappò, prima di approdare nelle sale americane il 12 febbraio 1932) Freaks di Tod Browning, che forte di un’estetica barocca con sfumature orrorifiche mette in scena i personaggi-attrazione di un circo, “strani”, appunto, grotteschi e spesso deformi.
Dal momento, poi, che il viaggio di Bella nella miriade di latitudini – geografiche, sensoriali, immaginifiche – che la dimensione del vivere al di fuori della “heimat” paterna le spalanca davanti si configura come un romanzo di formazione e crescita, è impossibile non citare anche il Candido di Voltaire e l’Emilio o dell’educazione di Rousseau, opere filosofico-pedagogiche composte l’una nel 1755, l’altra nel 1762.
Le vibrazioni del desiderio
In un’intervista a “Front Row” di BBC Radio 4 Emma Stone – già vincitrice per questo film di un Golden Globe e candidata all’Oscar quale miglior attrice protagonista – ha sottolineato: «Bella è completamente libera e senza vergogna riguardo al suo corpo. Il sesso è ovviamente una parte enorme della sua esperienza e della sua crescita, come credo lo sia per la maggior parte delle persone nella vita. Lei non sa di dover provare imbarazzo per queste cose […] o non immergersi completamente nell’esperienza quando si tratta di qualsiasi cosa. Ma lo vedo soltanto come un aspetto tra i tanti. La sua scoperta del cibo, della filosofia, dei viaggi e della danza. Il sesso è solo un altro aspetto».
La libertà interiore, prima di tutto mentale, inconscia, istintiva che Bella sfoggia nell’approccio al suo corpo, al piacere, alla sessualità (anche quella in apparenza più laida e ributtante, come le si manifesta nel bordello parigino), sembra comporre una riflessione priva di compromessi etici e morali non solo sulle infinite possibilità di un femminile sgravato di ogni pesante zavorra culturale e sociale, ma anche – in senso lato – sulle sterminate potenzialità di un “uomo nuovo” e di un “pensiero laterale” realmente in grado di trasformare il mondo.
Il futuro è donna
Si può proprio affermare, allora – citando il titolo di un discusso film del 1984 a regia di Marco Ferreri – che per Lanthimos “il futuro è donna”. Non solo alla luce del personaggio di Bella, ironico, sagace, splendido prototipo di ogni forma e genere di discorso emancipatorio femminile (ma anche di tutte quelle “poor things”, “povere cose” del titolo originale inglese, che noi in Italia abbiamo specificato, precisando il concetto, con “povere creature”; anche nel commiserante e divertito riferimento a chi – come la maggior parte delle persone “normali” – trascorre l’esistenza privo di quelle aperture sul mondo che Bella si concede).
Il futuro (anche quello del cinema) è donna se guardiamo alla stra-ordinaria interpretazione di Emma Stone (già premio Oscar nel 2017 per La La Land di Damien Chazelle), che – soprattutto nella prima parte del film, in bianco e nero – rende con inarrivabile talento mimetico le disarticolazioni fisiche e cognitive di una bambina racchiusa nel corpo di una donna adulta, alla scoperta dello spazio domestico ed esterno, oltre che di nessi senso-motori sfuggenti.
Un film visionario e disturbante
Povere creature! si configura, in ultima analisi, come un film “alla Lanthimos”, ovvero profondamente disturbante, estremo sia nella pletora di temi trattati (dalla libera sessualità di Bella alla mancanza di scrupoli morali del demiurgo suo padre, che innesca il ricordo delle perturbanti e mai del tutto regolate sperimentazioni di un positivismo scientifico che non sa – o non può – darsi un limite, con il dichiarato pericolo di produrre mostri), sia nell’affastellamento narrativo di personaggi, situazioni, contesti, scenari.
Anche lo stile pare soffrire di un certo gigantismo wellesiano, nella giustapposizione di tecniche di ripresa (generici grandangoli e “fish eye” a effetto deformante), saturazione del colore, magniloquenza delle scenografie (realizzate da James Price e Shona Heath) e dei costumi (disegnati da Holly Waddington: sublimi nell’uso dei tessuti, delle fantasie e dei toni cromatici quelli per Bella), con un risultato finale a mezza strada fra surrealismo e iperrealismo.
L’effetto cacofonico è dato anche dalla colonna sonora di Jerskin Frendrix, britannica punta di diamante della musica elettropop; mentre il cast di attori e attrici è un fuoriclasse nella resa delle diverse performance, dai già citati Stone e Defoe a Ramy Youssef nei panni dello studente e assistente di God, sino a Mark Ruffalo avvocato sui generis e amante di Bella destinato allo scacco fisico ed esistenziale (con un brillantissimo cameo di Hanna Schygulla nel ruolo di un’aristocratica che Bella incontra sul piroscafo per Lisbona e che la aiuta ad acquistare coscienza delle proprie doti intellettuali).
Dal trionfo della corporeità e del sesso all’esperienza del socialismo e alla scelta medica, la parabola ascendente della “poor thing” di God approda a una conclusione beffarda, specie se guardiamo a una delle sue tante esternazioni sul meccanismo del vivere: «Credo ancora che saremmo tutti più felici se potessimo scegliere». Parola di Bella.
Povere creature! (Poor Things)
Origine: Stati Uniti, 2023, 141′
Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura: Tony McNamara
Fotografia: Robbie Ryan
Montaggio: Yorgos Mavropsaridis
Musica: Jerskin Fendrix
Cast: Emma Stone, Willem Dafoe, Mark Ruffalo, Ramy Youssef, Jack Barton, Kathryn Hunter, Charlie Hiscock, Vicki Pepperdine, Christopher Abbott, Attila Dobai, Jerrod Carmichael, Emma Hindle, Suzy Bemba, Margaret Qualley
Produzione: Element Pictures, Film4, Fruit Tree, Searchlight Pictures
Distribuzione: Walt Disney