PERCHE’?
Il Figliol prodigo di Arturo Martini è un capolavoro ed è la prima grande realizzazione in bronzo del Maestro in cui si compenetrano reminiscenze della scultura traianea e romanica.
DOV’E’?
Casa di Riposo “Jona Ottolenghi” , Via Verdi, 2
COS’E’?
Arturo Martini (1889-1947) è stato uno scultore italiano che ha usato nelle sue opere una figurazione umana considerata tra gli emblemi del Novecento in Italia.
Dopo essersi formato a Treviso e Venezia come orafo e ceramista, ha contatti con la cultura europea (studia per qualche anno a Monaco di Baviera e poi a Parigi nel 1911), ma resta sempre legato a forme di espressione tradizionali. In questo senso la sua esperienza futurista nel 1913 resta una breve, seppure interessante, parentesi.
Negli anni Venti aderisce a “valori plastici”, elude il naturalismo ottocentesco riscopre e fa rivivere la solenne umanità della nostra scultura antica.
Martini è stato un artista ricchissimo dal punto di vista della creatività espressiva attuata con lo stesso vigore nel realizzare opere in legno, in pietra, in creta, col gesso e nel bronzo.
Il “Figliol Prodigo” benché opera monumentale in bronzo (cm 219 x 149 x 100), è stata realizzata nel 1927 a spese dell’artista, senza un committente, rispecchiando l’urgenza espressiva dell’autore desideroso di vederla finita nel materiale idoneo per esaltare le forme, le luci e le ombre di una ritmica scansione spaziale, fatta di linee e volumi, di pieni e di vuoti. Un’opera che pone le basi per una nuova scultura come arte del racconto, nel contempo simbolica e concreta, da far vivere nella società, tra la gente, nelle città.
Viene esposta nel 1931 alla Quadriennale di Roma e sempre in quell’anno l’opera di Martini viene acquistata da Arturo Ottolenghi e dalla moglie Herta von Wedekind per essere collocata nel cortile della Casa di Riposo prossima alla cattedrale e intitolata a Jona Ottolenghi, quasi per riassumere in quell’abbraccio tra padre e figlio, quello spirito di solidarietà che il filosofo della filantropia e della beneficenza incarnava già dal lontano 1892.
Casa di Riposo che sorge dalle rovine del Vecchio Ospedale dove i muri cadenti sono sostituiti dai grandiosi loggiati a tre ordini del nuovo fabbricato che fanno da cornice naturale al capolavoro di Arturo Martini.