Umanizzazione delle cure: il progetto all’Ospedale di Alessandria
Focus group nelle strutture di degenza per condividere le proprie esperienze
ALESSANDRIA – Come l’ascolto e la comunicazione possono umanizzare le cure? È la domanda che si è posta la Direzione delle Professioni Sanitarie, guidata da Lorella Gambarini, per avviare un progetto all’interno dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Alessandria.
Il progetto con l’Aou Al
Partendo dal Patto per la Salute 2019-2021, in cui si sottolineava come «la conoscenza del cittadino assistito è un aspetto cruciale per l’attuazione di efficaci prospettive di patient centric in cui la qualità dei servizi erogati e la sua percezione rappresentano l’elemento cardine che sottende un reale e duraturo rapporto di corrispondenza tra offerta e domanda», la dottoressa Gambarini e il dottor Franco Piccio, Incarico di Funzione Sviluppo Organizzativo Professioni Sanitarie e Assistenziali, hanno dato avvio a una serie di focus gruop tra l’ottobre del 2022 e il dicembre 2023.
Durante gli incontri, della durata di circa un’ora in ogni struttura di degenza, oltre a una raccolta informazioni che hanno permesso di andare oltre a un’analisi quantitativa, si è favorita la conversazione tra i partecipanti, l’approfondimento delle opinioni del gruppo e la raccolta di dati contestuali e complementari.
Aspetti che hanno permesso al DiPSa di condividere, partendo da un confronto con i professionisti direttamente nei setting di lavoro, i valori etici e deontologici delle professioni assistenziali, raccogliere proposte migliorative e individuare eventuali situazioni frenanti, come disagi o criticità, nel processo di umanizzazione.
«Il gruppo professionale, raccogliendo la sfida di auto-analizzarsi in totale sincerità e coerenza – ha sottolineato Gambarini -, ha riflettuto sulla relazione di aiuto, dichiarando a tutte le persone che chiederanno di essere curate nella nostra Azienda l’impegno di metterle al centro del processo assistenziale. Senza comunicazione non c’è umanizzazione: è necessario infatti che le parole con cui la persona esprime la propria sofferenza emotiva o la percezione del dolore siano riconosciute dall’altro e che la stessa persona senta da parte degli altri soggetti parole di riconoscimento».