Alessandria ricorda Arpad Weisz, maestro di calcio morto ad Auschwitz
Al Moccagatta fuori e una corona per il tecnico che iniziò il suo percorso proprio nella nostra città
ALESSANDRIA – Fra cinque giorni esatti, il 31 gennaio, saranno 80 anni dalla scomparsa di Arpad Weisz, giocatore e poi allenatore ungherese, ebreo, che vinse tre scudetti e fu internato ad Auschwitz, dove morirono anche la moglie Ilona e i figli Roberto e Clara.
Quei fiori, con il tricolore e lo stemma del Comune di Alessandria, e quella corona di alloro della società grigia, sono per lui, che passò anche dalla nostra città, appena arrivato dall’Ungheria, come calciatore promettente, ma messo fuori causa da un infortunio, e poi come viceallenatore. L’inizio di una lunga carriera, un innovatore per il calcio, gli scudetti con Ambrosiana Inter e Bologna, le tappe anche a Bari e Novara. All’apice della sua carriera, le leggi razziali lo costrinsero a fuggire, prima in Francia e poi in Olanda.
E di lui, per oltre 60 anni, nessuno più parlò. Grazie a Matteo Marani, bolognese, giornalista, uno dei migliori storyteller italiani, attuale presidente della Lega Pro, finalmente, si è resa giustizia alla sua memoria e, oggi, per Alessandria, quella targa sotto la tribuna del Moccagatta, realizzata da Comune e Isral, è una tappa nella Giornata della Memoria.
La Memoria contro l’odio
Anche questa mattina, con gli studenti di Vinci – Fermi – Nervi – Migliara e Bovio, gli insegnanti, le istituzioni, l’Isral, alcune associazioni, c’è stato l’omaggio a un uomo che è stato dimenticato, nel 1938, anche da quei bolognesi per i quali era un idolo, poi umiliato e mandato a morire dai nazisti e cancellato dalla storia. “La funzione della Giornata della memoria è proprio questa – ha sottolineato l’assessora allo sport, Vittoria Oneto – tenere vivo il ricordo di fatti e persone, perché tragedie come quella dello sterminio non succedano più”. Lo ha ribadito anche il direttore generale Giulio Maione.
Un insegnamento ancora più attuale adesso, con i conflitti in molti angoli del mondo che seminano morte tra chi è considerato “diverso”, per il luogo in cui vive, per le sue origini, per le sue legittime ambizioni. La vicenda di Arpad Weisz e della sua famiglia è la testimonianza di dove può spingere l’odio. Come ha ribadito anche il professor Gian Luigi Balbi, per l’Isral, per decenni Weisz è stato un fantasma, adesso è sempre più il simbolo della lotta, nel calcio e non solo, contro ogni odio e discriminazione.
Sui campi della serie C
In tutte le partite della Lega Pro, fino a lunedì, sarà celebrata la Giornata della Memoria. Al fischio d’inizio, al minuto 27 del primo tempo, e due volte nella ripresa sarà proiettata una frase di Primo Levi, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.
Già nel riscaldamento e nell’intervallo sarà letto un messaggio per ribadire che “tutti i club della Lega Pro si schierano contro ogni forma di odio, violenza e razzismo, in ricordo della Giornata della Memoria, che riccore ogni 27 gennaio”. Prevista anche una campagna social dedicata. “Sempre in prima linea nella battaglia al razzismo“.