Strage in stazione, a Novi ricordato il sacrificio dei Carabinieri
Commemorazione alla stazione di Novi Ligure per i tre Carabinieri morti il 25 gennaio 1971 in un conflitto a fuoco con alcuni evasi
NOVI LIGURE — Questa mattina a Novi Ligure si è svolta la commemorazione per i carabinieri caduti il 25 gennaio del 1971 nella strage della stazione ferroviaria. Una pagina terribile della storia cittadina che ha visto perire tre Carabinieri in un conflitto a fuoco con alcuni detenuti. Erano in fuga da un treno con cui si stava svolgendo il loro trasferimento. All’appuntato Candido Leo e ai carabinieri Giuseppe Barbarino e Clemente Villani Conti venne poi concessa la medaglia d’argento al valor militare alla memoria.
Strage in stazione, la commemorazione
All’evento, che si è tenuto davanti al monumento ai Carabinieri vittime del dovere, erano presenti i fratelli Coletta, Giovanni e Federica, nipoti di Leo. Presenti inoltre il comandante provinciale dei Carabinieri colonnello Massimiliano Rocco, il comandante della Compagnia di Novi Ligure maggiore Federico Smerieri e i comandanti delle Stazioni dipendenti. C’erano anche una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri e le autorità locali, tra cui il sindaco Rocchino Muliere, il comandante della Polizia Locale Armando Caruso e il Comandante della Guardia di Finanza capitano Giuseppe Volpe.
Preziosa partecipazione anche della scuola media Doria, presente con alcune classi e numerosi alunni, futuri custodi della memoria di questi eventi e di questo Paese. Dopo la deposizione di una corona di fiori sulla targa in memoria dei tre Carabinieri, Padre Angelo ha impartito la benedizione. Quindi è stata data lettura delle motivazioni dell’onorificenza conferita.
Un sacrificio estremo
«Rispettivamente Capo Scorta e componenti della scorta di una traduzione ordinaria per ferrovia, affrontati da due detenuti che, nel tentativo di evadere un viaggio e spianando ciascuno una pistola di cui si erano impossessati con uno stratagemma, avevano intimato ai Carabinieri di consegnare le armi, reagivano animosamente e, sebbene feriti, rispondevano reiteratamente al fuoco subito aperto dagli aggressori, rimasti poi uccisi nel conflitto, fino a che non cadevano colpiti a morte accomunati dallo stesso sentimento del dovere compiuto fino al sacrificio estremo».
Quel drammatico giorno del 1971, utilizzando una finta pistola, i detenuti riuscirono a disarmare e i Carabinieri addetti al servizio di traduzione. Ne scaturì un furioso conflitto a fuoco proprio mentre il convoglio arrivava a Novi, portando con sé i corpi senza vita dell’appuntato Candido Leo, capo scorta, e dei carabinieri Giuseppe Barbarino e Clemente Villani Conti.