Smartphone in scena ed empatia, incontro con il cast de L’Avaro
Il regista, Ugo Dighero e gli interpreti hanno parlato con il pubblico a Palazzo Cuttica. Lo spettacolo in scena alle ore 21 al teatro Alessandrino. Sono ancora disponili alcuni biglietti
ALESSANDRIA – Smartphone in scena ed empatia, incontro con il cast de L’Avaro.
Il regista e gli interpreti hanno parlato con il pubblico a Palazzo Cuttica. Lo spettacolo in scena alle ore 21 al teatro Alessandrino. Sono ancora disponili alcuni biglietti.
A proposito dell’idea di mettere in scena un testo del Seicento, il regista Luigi Saravo ha sottolineato come “i temi de L’Avaro ci appaiono in maniera diversa che al pubblico del Seicento. Nei classici, troviamo delle strutture di pensieri aperte, che si riempiono di significati ogni volta che si procede nel tempo. Abbiamo quindi attualizzato il testo, anche visivamente, utilizzando gli smartphone in scena. Anche le musiche composte da Paolo Silvestri ci aiutano in questo. La traduzione di Letizia Russo è molto immediata e comunicante”.
Nella parole di Ugo Dighero, “Arpagone non è un personaggio bidimensionale. Si scopre man mano che è innamorato, che ha delle fragilità, delle debolezze. Il rendere i personaggi in tre dimensioni fa sì che anche il pubblico di giovanissimi rimanga incollato fino alle scene finali”.
E ironizzando, “Arpagone rimane una merdaccia, ma i figli giocano d’azzardo e sono appassionati di moda. Non se ne vogliono andare di casa senza i soldi”.
Cleante ed Elisa
Stefano Dilauro ed Elisabetta Mazzullo, che intepretano i figli di Arpagone, hanno sottolineato il grande lavoro fatto insieme al regista. “La difficoltà c’è stata – hanno detto – ma è sempre bello mettersi nei panni dell’altro e fare comunità. Abbiamo lavorato sui contrasti: dal punto di vista recitativo, cerchiamo di esserci, di ascoltarci e confrontarci. Rispetto ad Arpagone, si scopre che gli altri personaggi sono più meschini, neri ed egoisti di lui”.