«Bavaglio alla stampa»: Fnsi ancora contro l’emendamento Costa
Il sindacato di categoria torna a opporsi fortemente alla proposta di legge, approvata alla Camera lo scorso 19 dicembre. L'appello a Mattarella
ROMA – Il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare. ‘Bavaglio alla stampa’: così è stato definito il recente emendamento da molte testate giornalistiche nazionali. Il testo, presentato da Enrico Costa (Azione), è stato votato da tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra.
«Siamo costretti ad essere meno verificabili»
Nelle ultime settimane sono stati in molti a esprimersi in merito, a partire dall’Ordine dei Giornalisti nazionale. Recentemente la FNSI – Federazione Italiana Stampa Italiana, il sindacato nazionale unitario dei giornalisti italiani – è tornata sull’argomento tramite una nota stampa che riportiamo.
Se anche il Senato dovesse approvare la norma, l’autonomia dei giornalisti sarebbe compressa. Saremmo costretti a essere meno precisi, analitici e verificabili nel racconto di un atto che è pubblico come la privazione della libertà personale, con il rischio di sapere molto poco fino all’udienza preliminare, diversi mesi o anni dopo il presunto reato. Solo due esempi di inchieste giornalistiche che hanno trovato, nella libertà di informare, ragioni per arrivare alla verità e dare giustizia: il caso di Stefano Cucchi, la vicenda della funivia precipitata dal Mottarone. Ne sarebbero danneggiati tutti: i cittadini che fruiscono le notizie, i magistrati, i legali di parte e chi è sottoposto alla misura cautelare.
Una riforma che, secondo la FNSI, parrebbe l’ennesimo tassello di uno scenario ancora più allarmante.
Questo è l’ultimo tentativo di minare la corretta informazione e si aggiunge a uno scenario reso sempre più fragile negli ultimi anni dall’aumento del precariato nel mondo del lavoro giornalistico con pezzi pagati pochi euro, dalle centinaia di stati di crisi con i quali gli editori hanno depauperato le redazioni e dal costante arretramento economico per un contratto ormai fermo da anni. Un giornalista libero è un giornalista che non ha bavagli, ma che è anche sicuro del proprio futuro lavorativo.
«Mobilitiamoci fino allo sciopero generale»
La Federazione si è dunque fortemente schierata, ancora una volta, contro l’emendamento Costa. L’appello in particolare è diretto allo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui la FNSI chiede di non firmare.
Respingiamo con forza il sottinteso che esiste dietro questa norma. I giornalisti raccontano e non inventano, non sono «manettari», ma anzi contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia con il loro lavoro di controllo su ogni potere. E non agiamo nell’illegalità: siamo sottoposti a un insieme di regole penali, civili e regolamentari/ordinistiche che determinano la nostra professione. […] Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione. L’amministrazione della giustizia in privato è sempre una sconfitta per la democrazia.
In conclusione il sindacato si è dichiarato disposto a mobilitarsi nuovamente con tutta la categoria fino allo sciopero generale. Lo scorso 28 dicembre si è già tenuta la prima manifestazione contro l’ennesimo ‘bavaglio alla stampa’, con un flash mob davanti al Senato, a Montecitorio e sotto Palazzo Chigi. Una mobilitazione inizialmente prevista in occasione dell’incontro annuale del presidente del Consiglio Giorgia Meloni con i giornalisti, poi rimandato ai primi giorni di gennaio a causa di problemi di salute della premier.
Lo scorso 4 gennaio proprio Meloni si è espressa in merito al caso, a seguito delle richieste di alcuni rappresentanti della categoria. Come riportato da Ansa, la premier ha negato che si tratti di fatto un bavaglio alla stampa, dichiarando che «A me pare un’iniziativa valida, forse non l’avrei presa, io non l’ho fatto, ma mi pare una norma di equilibrio tra il diritto di informare ed il diritto alla difesa del cittadino».