Casale e il mondo ebraico piangono la morte di Elio Carmi
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ALESSANDRIA – Elio Carmi e un libro, il suo, pubblicato “solo perché sono malato”.
‘Il Piccolo’, in occasione della presentazione della sua ultima pubblicazione, intitolata ‘Fai che farlo’, ha incontrato il celebre creativo casalese (morto ieri) : nell’intervista, diffusa lo scorso 20 ottobre, Carmi ha raccontato sé stesso, il suo lavoro (rivolgendosi in particolare ai giovani), l’ebraismo, il Medio Oriente…
Ecco quello che è stato pubblicato.
Dottor Carmi, partiamo dal titolo. ‘Fai che farlo’ è indubbiamente una frase ad effetto.
È una formula che fa parte del mio linguaggio quotidiano e che rende bene anche in dialetto: ‘Fa che falu’. Cioè: non stare a pensarci troppo su. Voi giornalisti non avete la crisi del foglio bianco, quando dovete cominciare a scrivere un articolo?
Succede.
E la stessa cosa accade, nel mio settore, a chi deve creare. Spesso non si sa da dove partire. E allora io dico: anziché porti troppe domande, comincia a fare, altrimenti non vai da nessuna parte.
Le chiedono una sinossi del suo libro. Che cosa dice?
Che è un percorso di formazione, oltre che un volume aneddotico, metodologico, aperto a sollecitazioni esterne. Ha molto a che fare con me e col mio lavoro.
Lo possiamo considerare anche una biografia?
“Anche”, perché io c’entro ovviamente. Però vuole essere soprattutto un’apertura al mondo, cercando di interessare, in particolare, chi fa il creativo e il progettista.
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Dica di lei.
Nasco negli anni Cinquanta, comincio a lavorare nei Settanta e lo faccio fino al 2023… Ricordo la composizione tipografica a mano, una cosa di cui oggi non c’è più consapevolezza.
Troppo banale dire che è cambiato tutto?
In realtà alcune cose non sono cambiate affatto. Penso al metodo, alla curiosità, all’appetito, alla collaborazione, alla sperimentazione, alla necessità di coordinarsi.
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Questo è il suo terzo libro. E tutti c’entrano con la sua professione. Lo considera la chiusura di un cerchio?
Il primo era di carattere scientifico, il secondo divulgativo. Mi mancava un qualcosa che raccontasse come si fa a trovare un percorso se si vuole lavorare nel mondo della creatività.
Quindi è dedicato ai giovani desiderosi di intraprendere questa professione indubbiamente affascinante?
Ai ragazzi, ma anche ai genitori di figli che non sanno che pesci pigliare e cosa fare del proprio futuro. E poi potrebbe risultare interessante pure a una persona più matura perché, in queste pagine, può ritrovare se stessa.
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Ha parlato di giovani: lei, Carmi, che ragazzo è stato?
Non studiavo e non ero tra gli allineati. E per me stare, appunto, nel mondo degli allineati risultava difficile.
Nel libro c’è una parte dedicata alla sua malattia.
Se non fossi affetto da mesotelioma e se non fossi costretto in carrozzina, probabilmente questo libro non sarebbe nato. Ho subìto tre importanti interventi alla schiena per problemi alla colonna vertebrale. Il tutto mentre il mesotelioma progredisce.
La sua confessione, mettiamola così, è stata raccolta dalla giornalista Silvana Mossano.
Un’ottima professionista, ci stimiamo reciprocamente. Non potevo parlare di me stesso, meglio rispondere alle sue domande. I colloqui cominciarono prima che finissi sulla sedia a rotelle, poi si sono arrestati, quindi ripresi. È stato un lavoro di ascolto e resa, di sollecitazioni e narrazione.
Libro a parte, non posso non chiederle un’opinione su quel che sta accadendo in Medio Oriente.
Io sono di formazione ebraica e italiana. L’ebraismo è una grande cultura millenaria che si scontra da sempre con quella parte del mondo che non considera una ricchezza la differenza culturale, e che produce antisemitismo o, oggi, anti democrazia israeliana. Ogni forma di integralismo è pericolosa. Oggi vediamo quanto sia difficile dialogare con una parte del mondo islamico, ma mi auguro fortemente che l’altra parte dell’islamismo riesca ad arginare il grande rischio di una espansione dei fronti di guerra in Medio Oriente.