«I gemelli? Sono vivi grazie a un medico che ora chiamano zio»
Nati prematuri, per tre anni assistiti all’Infantile «da un dottore e da uno staff eccellenti». Il padre, per ringraziare, porta regali ai piccoli ricoverati
Lo chiamano «zio Claudio», come fosse un famigliare. Del resto – c’è da scommetterci – Leonardo e Lorenzo hanno avuto a che fare più con lui che con alcuni parenti non esattamente prossimi.
«Zio Claudio» è un medico dell’ospedale infantile di Alessandria. Di cognome fa Carlini. Specialista in Chirurgia e Urologia pediatrica, ha fatto parlare di sé in altre occasioni, ad esempio quando operò un bimbo colombiano di 3 anni afflitto da una grave malformazione congenita all’esofago che gli impediva di mangiare.
Il dottor Carlini non tiene alla propaganda. Anzi, si preoccupa sempre di citare, semmai, l’intero staff. È quanto ha fatto sapere anche a Massimo Bernasconi, il papà di Leonardo e Lorenzo, gemelli che hanno trascorso i primi tre dei loro quattro anni quasi esclusivamente al ‘Cesare Arrigo’, per complicazioni dovute a un parto anticipato alla 35esima settimana.
La morte e la speranza
Però zio Claudio è pur sempre zio Claudio, quindi ci perdonerà per la menzione, pur consci che i risultati maturano meglio se c’è un lavoro d’équipe, quello che dà lustro all’ospedale infantile di Alessandria, «un’eccellenza acclarata, come continuamente dimostrato dal fatto che qui arrivano pazienti da tutta Italia e anche oltre» per dirla con Bernasconi.
Casalese, dipendente in un supermercato, pochi giorni fa è tornato all’ospedaletto, stavolta non per accompagnare i figli per un ricovero o per l’ennesima visita, ma in veste di generoso donatore di giocattoli e peluche. «Mi è parso un bel modo per ringraziare, attraverso regali da distribuire ai degenti, medici e infermieri che tanto si sono prodigati per i nostri figli». Accanto a lui, la moglie Vera Bostan.
La coppia ha una storia particolare; Bernasconi sposò in prime nozze la sorella di Vera, Lilia, che morì nel 2011 a causa di una leucemia acuta. «Era in cura dal dottor Levis che, ogni tanto, visitava anche in un ambulatorio dell’Infantile – racconta Massimo – Dunque, io questo ospedale lo frequento da parecchio. L’ho fatto in un momento di grande dolore, lo faccio ora pieno di speranza».
E anche di sollievo, perché, dopo un’infinità di traversie, i gemelli stanno bene.
Uno stretto legame
«Il calvario sembra finito – aggiunge Bernasconi – e non è una cosa da poco, visto che erano dati entrambi per spacciati a causa di problemi dovuti alla nascita prematura. È stata una tribolazione durata tre anni. Ovvio che col personale della Chirurgia pediatrica si sia stretto un solido legame».
E il portare doni, nell’imminenza del Natale, è parso quasi doveroso. «Ripeteremo l’esperienza l’anno prossimo: sarà ancora il nostro modo per dire grazie».