EcoSentieri: lo zio sarto di via San Lorenzo, Maestro di Humor
La sedicesima puntata della serie dedicata a Umberto Eco e realizzata da Brunello Vescovi
La bottega di Mario Forno, un negozio di biancheria e tessuti in via San Lorenzo, era il punto di ritrovo ad Alessandria dei soci della San Francesco, l’associazione legata al convento dei cappuccini cui Eco resterà sempre legato.
Fra i “fanciòtt di frà” (i “ragazzi dei frati”) c’erano due zii di Umberto, entrambi sarti. Di zii ne aveva addirittura dodici, tutti fratelli di suo padre, Giulio. Romeo, il più giovane, era famoso per lo spirito goliardico. Da lui arriva molta di quell’ironia che si ritrova nelle parole dello scrittore. La storiella più raccontata fra quelle a lui attribuite parla di un forestiero che, arrivato ad Alessandria, in piazzetta della Lega, gli si rivolge con aria smarrita chiedendogli dov’è il centro. E la risposta è immediata: “Stia fermo dov’è: un passo più in là ed è già periferia”.
“L’arte della barzelletta a Umberto doveva averla insegnata proprio lui, Romeo – scrive in un articolo Roberto Cotroneo -: da lì poi i calembour, i giochi linguistici, la passione per l’enigmistica e un suo modo di contenere mondi diversi”. All’amico Beppe Lai Eco confidò un giorno di esser riuscito a raccontare una barzelletta perfino a papa Pio XII, quando frequentava il Vaticano per conto dell’Azione Cattolica. E papa Pacelli non aveva certo il carattere solare di papa Francesco.
L’autore
Brunello Vescovi, giornalista, per trent’anni si è occupato di cultura e spettacolo alla redazione de La Stampa di Alessandria. Ama il teatro, le partite dell’Inter e i film di Woody Allen. L’idea di un podcast su Umberto Eco è nata in lui con con un obiettivo: svelare – anche dando voce ad altri – una serie di aspetti poco conosciuti della vita del Professore. In particolare i legami con la città natale, mai ostentati – con spirito squisitamente alessandrino – ma dimostrati nei fatti, anche attraverso le citazioni, a volte vaghe, a volte evidenti, che si ritrovano nelle pagine dei suoi romanzi. E raccontare l’importanza degli anni trascorsi al liceo Plana, dove fu studente vivace e ideatore di tante iniziative: oggi quella scuola porta il suo nome e i familiari sono convinti che non gli dispiacerebbe affatto.