“Buona Festa d’Inverno”: auguri (con o senza presepe)!
La festa “più festa” dell’anno è appena trascorsa, ma vuoi non ripercorrere un po’ di polemiche che stanno accompagnando proprio queste festività natalizie?
Se state, però, pensando solamente al caso di Chiara Ferragni e alla sua “disavventura” con il pandoro griffato, siete fuori strada. Troppo banale, dai, e già fin troppo discusso. Il Natale può scatenare molto di più, e può mobilitare, ripetutamente, anche la politica e direttamente la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oltre che vari Ministri.
Già alla fine di ottobre una bufera aveva colpito l’Istituto Universitario Europeo con sede a Fiesole, che aveva pubblicato sul proprio sito una nota all’interno del “Piano per l’uguaglianza etnica e razziale”, proprio nel cruciale momento di transizione della nuova presidenza, che ha visto l’arrivo di Patrizia Nanz, che è succeduta Renaud Dehousse. L’EUI dichiarava che «La nostra è un’università internazionale che accoglie un numero sempre crescente di studenti, ricercatori, docenti e personale, provenienti da tutto il mondo. L’ambiente veramente internazionale richiede una politica di inclusione delle diverse culture».
La proposta lanciata era stata quella di un concorso interno che aveva l’obiettivo di rinominare le festività natalizie (così come riprogrammare il calendario di eventi collegati all’interno dell’Istituto), in nome di un tentativo di maggiore inclusione, una sorta di “Festa d’Inverno”, dove non comparisse più la parola “Natale”. Da subito, anche solo questa possibilità, aveva scatenato una serie di polemiche avviate su X dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale aveva dichiarato: «Sono sorpreso dalla decisione del Presidente dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole di cambiare nome al Natale. Noi siamo fieri del rispetto delle nostre radici cristiane, l’Europa è basata su questo […]».
E dopo qualche settimana, è proprio una seconda nota dell’Istituto a chiudere la questione: «Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa, non è mai stata prevista l’eliminazione della celebrazione delle feste religiose presso l’Istituto. […] Abbiamo recentemente adottato un Piano per l’uguaglianza etnica e razziale, che raccomanda l’uso di un linguaggio inclusivo nelle varie attività […] ma non sono tuttavia previste modifiche alla programmazione della festa di fine anno interno dell’EUI, che continuerà ad essere caratterizzata da attività tradizionali legate al Natale, parte integrante del patrimonio culturale europeo».
E mentre da Fiesole fanno marcia indietro, la politica governativa non ci pensa proprio. Anzi. Per ribadire la propria posizione “tradizionalista”, Fratelli d’Italia ha presentato proprio in questi giorni, in Senato, un disegno di legge che prevede sanzioni disciplinari per i presidi che consentono alla rimozione del presepe a scuola. La relatrice è Lavinia Mennuni che ha depositato un testo di soli 4 articoli dove si legge: «sul rispetto delle tradizioni religiose cristiane e sui simboli che le contraddistinguono. Segnatamente, per quanto riguarda il Natale e la Pasqua, il riferimento va all’allestimento del presepe, allo svolgimento delle relative cerimonie, delle recite e rappresentazioni celebrative». E subito a ribattere, tra gli altri, è stata l’Associazione Nazionale Presidi che ha dichiarato a Repubblica: «Bisogna certamente tener presente le tradizioni del Paese ma imporle per legge è fuori luogo. […] Siamo di fronte a misure utili solo a distogliere l’attenzione dai problemi veri della scuola e del Paese».
Così, quando la politica e varie istituzioni – Università e Scuola – discutono e si “affrontano” a suon di note pubbliche e DdL, come spesso accade, la vita reale va oltre, molto oltre e le cronache di questi giorni raccontano di almeno due episodi di presepi “sovversivi”: il primo è stato realizzato nella chiesa di Mercogliano, piccolo Comune in provincia di Avellino, dove il parroco Don Vitaliano Della Sala – già molto noto sui social per le sue posizioni “controcorrente” – ha deciso di realizzare una scena della natività dove non è presente la statua di Giuseppe: al suo posto, insieme alla Madonna, c’è un’altra mamma! Nessuna provocazione, ma solamente un nuovo modo di rappresentare la quotidianità (e innovare), spiega il sacerdote. È stato proprio lui a dare la notizia, tramite i suoi profili e pubblicando una foto del presepe accompagnata dal commento: «Ci sono tanti modi di essere famiglia […] nulla è impossibile a Dio!».
E non è mica finita qui: se in Irpinia è comparso il “presepe con due mamme”, in una scuola di Padova, le maestre hanno deciso di non chiamare il “bambinello” Gesù, ma “Cucu”: «Per non offendere i bambini non Cattolici», hanno spiegato le insegnanti. Le critiche più dure sulle due vicende sono arrivate da Don Maurizio Patriciello, da tempo alla guida della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano, alla periferia della provincia di Napoli, e anch’egli già ben noto alle cronache per le sue posizioni molto vicine al governo.
Lo abbiamo detto all’inizio, il Natale può tantissimo, e le polemiche sono, infatti, andate ben oltre le rinnovate dispute sul ruolo del presepe e delle nostre “radici cristiane”: l’ultimo (chissà!) piccolo grande caso legato a queste festività è tutto politico e arriva da Gavardo, vicino Brescia: un banale scivolone dell’amministrazione comunale che però non ha fatto mancare le discussioni, esplose ovviamente tramite i social.
Il riferimento è a una particolare luminaria, posizionata nella piazza principale del paese, di fianco al Municipio, che recita «Xmas». Ora, soprattutto sui social, e tra le nuove generazioni, tutti sanno che l’espressione indica chiaramente e solamente l’abbreviazione del termine anglosassone “Christmas”, che è però quasi sempre preceduta dall’espressione “Merry” (o al limite, “Happy”).
Così, piazzata, in solitaria, al centro della piazza, a qualcuno di passaggio ha fatto tornare in mente la Decima Mas, la tristemente nota divisione fascista di fanteria di marina della Repubblica Sociale (attiva dal 1943 al 1945): «Me l’ha fatto notare un amico, allarmatissimo che avessimo messo in piazza un riferimento al periodo più indegno del secolo scorso – si è affrettato a spiegare sui suoi profili (anche sul “vecchio” Facebook) il sindaco Davide Comaglio che ha chiarito le sue intenzioni di essere proiettato totalmente nel futuro e non nel passato. «Non avevo mai sentito che si mettesse nello stesso contesto questa scritta natalizia con questioni politiche di epoche fortunatamente finite», ha aggiunto. E, in effetti, l’espressione “Xmas” è ormai di uso comune, soprattutto nel linguaggio pubblicitario, commerciale e digitale. Per avere la solita idea social, stiamo parlando di 33,3 mln di hashtag (seguiti da altrettanti numeri con espressioni del tipo “xmastime” “xmasdecor”, eccetera). Eh, dai che anche questa l’abbiamo chiarita!
Prima dell’Epifania controllate, però, di avere messo al loro posto San Giuseppe, la Madonna, il Bambinello, e di aver aggiunto i Re Magi… e “Buona Festa d’Inverno” a tuttə! Ehm…intendevo dire “Buone Festività Natalizie!”