Coldiretti Piemonte: “Lupo, bene la nuova proposta Ue”
"Salvare mucche, pecore e capre. E venire incontro alle esigenze di chi presidia quei territori"
TORINO – Soddisfazione da parte di Coldiretti Piemonte per la nuova proposta Ue sul lupo. Il presidente Von Der Layen ha infatti annunciato l’idea di downgrade dello status del lupo da “strettamente protetto” a “protetto”.
In considerazione del fatto che “la concentrazione di branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale, soprattutto per il bestiame”.
Lupo: circa 600 esemplari in Piemonte
I dati registrano oltre 900 lupi presenti nelle Regioni Alpine, in particolare nelle zone del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta. E, soprattutto, sulle Alpi piemontesi ne sono stati stimati circa 600. Sono i dati del monitoraggio nazionale pubblicato nell’ambito del progetto Life WolfAlps Eu, in sinergia con Ispra. La popolazione di lupi stimata, a livello nazionale, è intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola.
“Bisogna salvare vacche, pecore e capre sbranate sulle nostre montagne dove la presenza del lupo. – spiega Bruno Mecca Cici, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla zootecnia – Si è moltiplicata negli ultimi anni. Con il ripetersi di predazioni che costringono alla chiusura delle attività e all’abbandono delle terre alte e delle aree interne. Ci sono più lupi in Piemonte di quanti ne ha l’intera Svezia, tanto per fornire una proporzione di territorio. I numeri confermano che il lupo non è più in pericolo d’estinzione. Anzi, il rischio vero oggi è la scomparsa della presenza dell’uomo dalle montagne e dalle aree interne”.
“Ora responsabilità”
“Serve responsabilità nella difesa, da parte delle istituzioni e degli organi competenti, degli allevatori. Che con coraggio continuano a presidiare i territori e a mantenere la biodiversità nelle aree rurali. E a garantire la bellezza del paesaggio contro degrado, frane e alluvioni. La difficile situazione che gli imprenditori agricoli vivono in montagna non solo mette a rischio la sopravvivenza della pastorizia. Ma compromette la possibilità che nelle nostre vallate alpine permanga un tessuto sociale produttivo. Con un danno rilevante per l’intera collettività” concludono Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale.