Stelle di David sulle case degli ex deportati, sdegno a Bosio
Su due edifici del paese sono state disegnate stelle di David. «Siamo sprofondati nella paura», dice una residente
BOSIO — Due stelle di David sono comparse sui muri di altrettante case a Bosio. Non si tratterebbe dell’opera di un “banale” vandalo ma di un gesto meditato: in quegli edifici infatti abitano persone discendenti da famiglie di religione ebraica.
«Si tratta di persone che hanno perso molti parenti nei forni crematori di Birkenau e che vivono in questo paese da più di trent’anni», spiega una delle residenti, che ieri ha presentato una segnalazione ai Carabinieri di Gavi.
Le stelle di David sono state disegnate forse nella notte tra martedì e mercoledì, con un pennarello nero. I residenti se ne sono accorti mercoledì 6 dicembre e successivamente hanno avvisato le autorità. Il fatto è accaduto alla vigilia di Hanukkah, la “festa dei lumi”, una delle più importanti celebrazioni del calendario ebraico.
«È impossibile immaginare la sofferenza e la paura nella quale siamo nuovamente sprofondati. È un pozzo senza luce tanto profondo e spaventoso», dice una delle persone che abita nelle case “marchiate”.
Stelle di David e nazismo
Nel 1935, il governo nazista della Germania promulgò le Leggi di Norimberga, una serie di provvedimenti antisemiti che segnarono l’inizio della persecuzione sistematica degli ebrei. Tra le norme ve ne era una che imponeva agli ebrei di esporre una stella di David gialla su tutte le loro proprietà.
La legge fu emanata con l’obiettivo di identificare gli ebrei e di renderli più facilmente riconoscibili agli occhi della popolazione tedesca. La legge fu applicata con grande zelo da parte delle autorità naziste. Entro pochi mesi, la stella divenne un simbolo di vergogna e di discriminazione, e contribuì ad alimentare l’odio e la violenza nei confronti degli ebrei. Oltre a facilitare la disumana “soluzione finale” voluta da Hitler e dai nazisti.
Bosio e la Resistenza
La comparsa delle stelle di David fa tanto più scalpore a Bosio, uno dei territori dove più forte è stata la Resistenza al nazifascismo, e che pagò un tributo elevatissimo durante la Pasqua di sangue del 1944, con l’eccidio della Benedicta.
Le forze partigiane, tra gli scontri e le successive fucilazioni, ebbero 147 morti, poi sepolti in una fossa comune. Altri 400 partigiani furono catturati e avviati alla deportazione (quasi tutti a Mauthausen), ma 200 di loro riuscirono fortunosamente a fuggire, mentre i loro compagni lasciarono la vita nei campi di concentramento (140 i morti nei lager tedeschi).
Altri 17 partigiani fatti prigionieri durante il rastrellamento furono fucilati il 19 maggio nei pressi del passo del Turchino, insieme ad altri 42 prigionieri, come rappresaglia per un attentato contro alcuni soldati tedeschi a Genova, in quella che sarà poi ricordata come la strage del Turchino.