Solvay: la Procura chiede il rinvio a giudizio per Diotto e Bigini
ALESSANDRIA - Lo scorso dicembre, la Procura della Repubblica di Alessandria aveva chiuso l’inchiesta contro la Solvay di Spinetta Marengo…
ALESSANDRIA – Giorgio Abonante: «Solvay? Saremo parte civile: obbligo etico e istituzionale».
Nel dicembre 2022 la Procura della Repubblica di Alessandria aveva chiuso l’inchiesta contro la Solvay di Spinetta Marengo contestando a Stefano Bigini, 62 anni (dal 2008 e fino al dicembre 2018 direttore di stabilimento) e ad Andrea Diotto, 47 anni (dal 1° gennaio 2013 direttore dell’Unità di produzione fluidi e dal 1° settembre 2018 fino a fine ottobre 2023 direttore di stabilimento), un’ipotesi di disastro ambientale colposo.
Ora, i pubblici ministeri che hanno coordinato l’indagine, hanno chiesto il rinvio a giudizio.
Il passo successivo del fascicolo sarà fissare la data dell’udienza preliminare, e sarà quello il momento in cui chi avesse intenzione di farlo potrà costituirsi parte civile.
«Riconosciamo e siamo grati per il grande lavoro della Procura alessandrina, nelle persone del procuratore capo Enrico Cieri e della sostituta Eleonora Guerra, e dei Carabinieri del Noe – afferma l’avvocato Vittorio Spallasso, che assiste il Wwf e i firmatari spinettesi dell’esposto – che consentirà di portare la situazione all’attenzione di un giudice. Ovviamente, noi ci costituiremo parte civile».
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ALESSANDRIA - Lo scorso dicembre, la Procura della Repubblica di Alessandria aveva chiuso l’inchiesta contro la Solvay di Spinetta Marengo…
Cosa farà il Comune di Alessandria? Lo abbiamo chiesto al primo cittadino, Giorgio Abonante.
Sindaco, come intende muoversi l’Amministrazione in questa fase del procedimento che ipotizza un Disastro Ambientale colposo bis?
“Il Comune intende costituirsi parte civile. Assolutamente, senza ombra di dubbio. Per noi è un obbligo, non una scelta. Il Comune rappresenta la comunità alessandrina, siccome l’ipotesi è che si apra un processo per inquinamento colposo, ma sempre inquinamento, siccome a subirne le conseguenze è la comunità alessandrina, chi la rappresenta è obbligato a costituirsi parte civile. Un obbligo etico, politico, istituzionale”.
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“Alla fine è quello che stiamo facendo, anche se non codificato da un accordo bis. Comunque possiamo valutare il recupero del testo, sicuramente sarà utile per rinforzare un lavoro che stiamo facendo, siamo alla terza convocazione del tavolo tecnico per andare avanti sulla prosecuzione dell’indagine epidemiologica e sul biomonitoraggio.
Lì era regolato con protocollo d’intesa, ora si sta andando avanti e abbiamo dato una forte accelerata nell’ultimo anno senza protocollo d’intesa. Possiamo anche valutare una ulteriore sottoscrizione di quel tipo di accordo. Non lo conoscevo, ora lo leggerò.
Il punto è che bisogna andare avanti, la Regione deve rompere gli indugi. Ci deve dire che metodologia ha scelto, sia per terza fase che per il biomonitoraggio.
Quando la Regione ci dirà che tipo di metodologia ha scelto, quanto costa e in che tempo possiamo realizzarla, noi siamo pronti anche a mettere dei soldi”.
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“Parlando in generale, non ho alcun problema a ordinare la chiusura di una produzione, ma ho bisogno che qualcuno me metta nero su bianco con criteri scientifici, che quella produzione è pericolosa.
C’è bisogno di accelerare, e c’è bisogno che acceleri anche il Legislatore con limiti e regole. Io stimolo, pungolo, esercito pressione politica perché ho responsabilità nei confronti della cittadinanza, ma questa responsabilità si sviluppa attraverso il mio obbligo di stimolare gli Enti competenti a fornire tutti le garanzie affinché si realizzi davvero la tutela della salute.
Io non ho alcun titolo dal Testo unico degli enti locali per uscire prendendomi delle responsabilità senza una copertura scientifica. Credo che il nostro compito sia chiedere alla Regione di accelerare, quello che possiamo fare noi lo facciamo”.
“Secondo me è la battaglia delle battaglie. La nostra idea è costituire l’Osservatorio ambientale, come se il tavolo tecnico che portiamo avanti per nostra volontà (in Regione, ndr) diventasse strutturale con una sede a Spinetta. Avrebbe una sede, un luogo riconoscibile dove riunirsi con un cadenza fissa, una o due volte al mese, con tutti gli Enti interessati, le Associazioni e i cittadini”.
“Abbiamo preparato la bozza, la discuteremo con Arpa e Asl e faremo una proposta ufficiale che discuteremo in Consiglio comunale.
Il punto è che quando verranno eliminati i Pfas avranno già scoperto le sostanze con cui li sostituiranno. C’è uno squilibrio di forze, tra queste grandi gruppi che hanno laboratori ricerca e strutture, e la capacità del pubblico di reagire. È sotto gli occhi di tutti”.
“Ad esempio con un centro di bonifiche ambientali che possa intervenire, a prescindere dalle sostanze che vengono utilizzate. Bisognerebbe investire in modo potente sui centri di analisi, sulla ricerca, sui laboratori di indagine.
Non è possibile che il Paese investa così poco.
Il tema dei limiti è ancora meno importante della scelta che il Legislatore deve fare: un forte investimento sulla ricerca e stare al pari con la potenza di questi grandi gruppi multinazionali. Ed è fondamentale su questo territorio partire con le bonifiche.
Cento siti da bonificare: ma come facciamo ad andare avanti così se non c’è una capacità di intervento che si ha solo se investi. E non investono i privati, investe il Pubblico”.
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“Chi produce un consumo che impatta su tutto il mondo, anche in positivo, ma con esternalità negative che vengono subite da una piccola parte di mondo, deve pagare una tassa.
Sulle esternalità negative bisogna mettere una tassa altissima che verrà utilizzata per fare ricerca e bonifica. Bisogna imporre ai Gruppi la tassa ambientale.
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Le loro tasse le paghino dove vogliono, ma quella ambientale deve rimanere in loco per far star bene chi subisce quei problemi, deve essere spesa per il benessere delle persone e dell’ambiente”.