(Non)visitate quel “Museo dell’Arte proibita”!
Fin dall’antichità, opere d’arte (oltre che letterarie) ci hanno messo un attimo a diventare una “questione politica”, oltre che un potentissimo strumento per manifestare la propria libertà di espressione, attraverso le più disparate forme espressive.
Ma questa volta a fare polemica potrebbe essere un intero museo, quello dell’arte proibita, ovvero censurata: circa 200 opere, che in passato sono state bandite in numerose occasioni internazionali, da qualche settimana sono diventate un’esposizione permanente, con sede a Barcellona. Si chiama proprio Museu de l’Art Prohibit (Museo dell’Arte Proibita), è stato inaugurato poco più di un mese fa, ed è la prima e unica collezione di arte censurata al mondo. Tra le opere più note ci sono anche quelle di artisti come Warhol, Picasso, Goya, Ai Wei Wei, Banksy, Gustav Klimt, Haring o Mapplethorpe.
La stravagante idea è nata dall’esperienza personale di Tatxo Benet che ha definito il nuovo MAP come «Un inno alla libertà», spiegando l’origine della sua passione, durante un’intervista al The Guardian. Benet, catalano, è un facoltoso dirigente d’azienda, oltre che un giornalista, che cinque anni fa ha acquistato presso la Fiera ARCOMadrid la serie fotografica Presos Políticos en la España Contemporánea di Santiago Serra, che comprende ventiquattro ritratti di personaggi della cultura catalana imprigionati. All’epoca, l’opera aveva suscitato parecchio scalpore. Da quel momento, per l’imprenditore è scattata la volontà di investire nell’acquisto di opere “vietate”, che sono state rifiutate durante occasioni pubbliche o che sono state al centro di polemiche. E dalla fine di ottobre, questa serie di “opere proibite” sono fruibili anche al grande pubblico, mettendo in mostra dipinti, sculture e installazioni che nel corso del tempo (la sezione più ampia riguarda l’arte contemporanea) sono state rimosse, censurate o denunciate per ragioni politiche, sociali oppure religiose.
Tra i capolavori in mostra c’è anche un Filippo Strozzi realizzato interamente in Lego, l’autore è Ai Weiwei, che ritrae in versione “mattoncino” il banchiere fiorentino, che si oppose ai Medici durante il Rinascimento. Ci sono, poi, i ritratti di Mao realizzati da Andy Warhol, vietati dalla Cina nel 2012 durante l’allestimento di una mostra a Shanghai, ma anche una serie di stampe erotiche di Picasso che risalgono al 1968, e i disegni provenienti dal carcere di massima sicurezza di Guantánamo.
Ma che cosa è la censura?
Il termine deriva dal latino (e se chiedete l’etimologia di una parola a uno studente sa di avere praticamente il cinquanta per cento di possibilità di indovinare – se non è greca allora è latina!), dal verbo censeo, che significa “valutare, stimare” ma anche “giudicare, decretare, ritenere opportuno”.
E proprio con queste accezioni valutative (che possono essere interpretate come “funzioni di controllo”) nasce la magistratura romana, istituita nel 443 a.C. al fine di svolgere regolari censimenti della popolazione, dove un collegio di censori, appunto, erano incaricati di registrare i cittadini e i loro beni. In un secondo momento agli stessi censori viene affidata anche la vigilanza sulla moralità dei costumi che ci porta, ancora oggi, a identificare la censura come l’attività di controllare, e quindi vietare, determinati comportamenti o determinate forme espressive che sarebbero ritenute contrarie ad un dato contesto sociale, oppure in contrasto con una qualche forma di potere dominante.
Nei secoli successivi, il termine censura si riferirà, dunque, a tutte quelle azioni di controllo o divieto della libera espressione nei più diversi campi espressivi, nell’accezione più ampia, potremmo dire “culturali”. Pensiamo, ad esempio, al Medioevo o al periodo della Controriforma, quando il tribunale dell’Inquisizione mantiene ben saldo il suo ruolo repressivo di carattere anche solo apparentemente “religioso”.
Con il passare del tempo la censura torna ad assumere scopi prettamente politici, dove il potere dominante è in grado di estendere i “divieti” in base all’evoluzione delle forme di espressione e comunicazione: dai giornali, ai manifesti, fino al web o alle forme artistiche più contemporanee, passando per le pellicole cinematografiche, le opere letterarie e la tv. Impossibile non menzionare un fatto di portata epocale come il rogo nazista dei libri, insieme alla lista di film ritenuti immorali durante il ventennio fascista. Se, però, ci avviciniamo maggiormente all’epoca contemporanea, incontriamo varie forme di censura, anche al di fuori dell’arte: a essere censurata – in vari regimi non democratici più o meno lontani dal “nostro” mondo occidentale – può essere la rete (pagine social ad esempio), così come alcuni loghi/brand, oppure persino scene di cartoni animati.
Se deciderete di scegliere l’arte per fare il vostro viaggio nella censura avrete sicuramente la possibilità di incontrare le più svariate installazioni a carattere “politico”, capaci di denunciare importanti problematiche dell’epoca contemporanea: rappresentazioni satiriche di alcuni tra i più noti leader internazionali, tra cui l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump; il McJesus di Jani Leonen, che raffigura l’iconico pagliaccio Ronald McDonald crocefisso o il filmato Filippo Strozzidi Yoshua Okon, che mette in mostra l’interno di un ristorante McDonald’s con una persona obesa, nuda, stesa sul tavolo.
Un’opera che non passerà certo inosservata nel contesto spagnolo sarà però quella dell’artista contemporaneo Eugenio Merino, battezzata Always Franco, che raffigura una statua di Francisco Franco, contenuta all’interno di un frigorifero per le bibite, e conosciuta anche come “dictator in a fridge”. L’opera era stata esposta – e poi subito rimossa – nel 2012 durante una mostra a Madrid. L’unica figlia del dittatore, Carmen Franco Polo (Maria del Carmen Ramona Felipa Maria de la Cruz Franco Polo, per la precisione – morta nel 2017, a 91 anni) aveva citato per danni di immagine la fondazione che organizza l’esposizione internazionale ARCOmadrid.
Beh, se durante le prossime festività, decidete di programmare un viaggio a Barcellona, fate un giro anche al Museo dell’Arte proibita o, ancora meglio – se non fate gli insegnanti e potete prendervi qualche giorno di ferie “fuori stagione” – andateci dopo la metà di gennaio, che stanno tornando disponibili i voli a 25 euro!