PERCHE’?
Interessante e raro reperto che risale all’insediamento romano e che dimostra come le acque, non solo quelle termali, fossero importanti.
DOV’E’?
E’ ben visibile appena fuori l’abitato in direzione del Sassello dal lato Sud del ponte che scavalca il fiume Bormida.
COS’E’?
Bisogna percorrere corso Bagni fino alla fine dell’abitato per arrivare sul ponte “Carlo Alberto” che attraversa il fiume Bormida e vedere gli imponenti resti dell’Acquedotto Romano, la cui costruzione viene fatta risalire al primo periodo imperiale. Una cosa certa è che alla conquista dell’insediamento avvenuta da parte del console romano Marco Pompilio Lenate nel 173 a.C., Acqui Terme è già famosa per le sue calde acque ricche di minerali. Quando nel 109 a.C. la colonia di Acqui viene collegata con le altre province dalla via Aemilia Scauri, la città vive uno sviluppo e una fioritura incredibili, che continuano per tutto il periodo Romano.
La funzione dell’acquedotto era quella di portare in città le acque del bacino di raccolta di Lagoscuro nel comune di Cartosio dove confluiscono le acque del torrente Erro, in parte utilizzate per il normale funzionamento delle terme, ma soprattutto per soddisfare le esigenze della città e dei turisti che già in epoca imperiale affollavano Acquae Statiellae e si avvalevano delle terme.
Si tratta di un tracciato di quasi 13 chilometri in gran parte sotterraneo, che in prossimità del fiume e per poterlo superare, si sopraelevava mediante la costruzione di una quarantina di piloni, attraverso i quali l’acquedotto faceva il suo ingresso monumentale nell’abitato. Di questi ora ne sopravvivono due sezioni, rispettivamente di sette ed otto piloni, che costituiscono i resti probabilmente meglio conservati in tutta l’Italia settentrionale di un acquedotto romano che visti dal palcoscenico ideale del ponte “Carlo Aberto”, sono un vero spettacolo specie al tramonto quando, per effetto del controluce, evidenziano l’agile struttura che li compone