‘Un ebreo in camicia nera’, Paolo Salom a Casale racconta il suo libro
Appuntamento domani in vicolo Salomone Olper alle 16. La storia famigliare dell’autore, in un viaggio tra istinto di sopravvivenza e il dramma delle leggi razziali
CASALE – «Non siamo più ebrei, siamo italiani e nessuno ci potrà fare del male». Pensa così nel 1938 Galeazzo Salom quando decide di convertire la famiglia al cattolicesimo. La moglie, erede di una stirpe di pii rabbini romeni, si oppone. Ma lui è convinto di poter mettere tutti al sicuro di fronte alla marea montante delle persecuzioni. Un’illusione che durerà poco.
Parte da queste vicende ‘Un Ebreo in camicia nera’ che Paolo Salom, giornalista del Corriere della Sera, presenterà domenica 19 novembre alle 16 nel complesso Ebraico di Casale. A fianco a lui ci sarà lo storico casalese Sergio Favretto per scorrere a fondo le pagine di un libro (edizioni Solferino) che racconta una storia vera quanto emblematica delle tante vie che può percorrere il destino umano.
La vicenda è quella del padre di Paolo Salom: Marcello, uno dei tre figli di Galeazzo che a sedici anni, nel pieno dell’occupazione del Paese, decide di fuggire dal rifugio in cui la famiglia Salom ha dovuto ripararsi, dopo che diviene evidente che nulla avrebbe potuto esimerli dalle persecuzioni raziali. Quella di Marcello è un’autentica odissea che lo vede lasciare il Veneto alla volta di Milano e poi viaggiare verso il confine con la Svizzera dove spera di espatriare. Prima di arrivare alla meta, però, è catturato dai fascisti e si salva grazie all’istinto di sopravvivenza: finirà per vestire la camicia nera nelle brigate della Repubblica sociale italiana, senza però mai rivelare la sua vera identità, e arrivando addirittura con le truppe fasciste fino al fronte della linea gotica.
Un viaggio rocambolesco che si conclude con la liberazione del Paese da parte degli Alleati. Insieme a loro giungono le prime notizie sullo sterminio degli ebrei messo in atto dai tedeschi durante la guerra.
“Mio papà, inconsapevolmente, ha donato la sua esperienza di vergogna alla famiglia – racconta Paolo Salom – Ma si è trattato di una vergogna ingiustificata, perché non ha fatto nulla di male: vestire la camicia nera era l’unico modo che aveva per salvarsi la vita. Però, quando la verità sulla Shoah è venuta fuori, in lui è nato un sentimento di contrasto che ha trasformato la sua adolescenza in qualcosa da dimenticare. Senza contare che ci vuole coraggio per confondersi con il nemico e continuare sopravvivere”.
L’ingresso è libero, per informazioni e prenotazione 0142 71807 www.casalebraica.org.