Ex Ilva: oggi l'incontro a Palazzo Chigi, poi l'addio di Bernabè
ROMA — Oggi i sindacati dei metalmeccanici tornano a Roma, convocati a Palazzo Chigi per affrontare la vertenza dell’ex Ilva.…
ROMA — Non usano mezzi termini i sindacati a conclusione dell’incontro avuto oggi a Roma a proposito della crisi dell’ex Ilva: «Disastroso». Il vertice con i capi di gabinetto dei ministeri interessati (Sud, Imprese e Lavoro) e con quello della presidenza del Consiglio «è andato malissimo anche rispetto alle aspettative che erano minime», dice il segretario nazionale della Uilm Rocco Palombella. I rappresentanti dei metalmeccanici hanno già annunciato un nuovo sciopero di 8 ore in tutti gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia.
«Arcelor Mittal [la multinazionale che detiene il 62 per cento del capitale dell’ex Ilva; ndr] non può tenere in ostaggio i lavoratori di Acciaierie d’Italia, dell’indotto e il Governo italiano», attacca Michele De Palma, segretario nazionale Fiom Cgil.
L’incontro di oggi nella Capitale – come già quello del 20 ottobre scorso – non ha dato le risposte sperate. I ministeri «subordinano ogni decisione all’assemblea di Acciaierie d’Italia prevista per il 23 novembre», spiega Palombella. E in quella sede si capirà anche se Arcelor Mittal intende o no restare in Italia.
Ex Ilva: oggi l'incontro a Palazzo Chigi, poi l'addio di Bernabè
ROMA — Oggi i sindacati dei metalmeccanici tornano a Roma, convocati a Palazzo Chigi per affrontare la vertenza dell’ex Ilva.…
«Ci hanno chiesto di aspettare per verificare se ci sarà una ricapitalizzazione e se Arcelor Mittal è disposto a mettere la sua quota del 320 milioni che servono all’azienda [per pagare la fornitura di gas; ndr]. Risorse che AdI chiede senza un piano industriale, senza garanzie. Da quattro anni Arcelor Mittal non fa altro che sfruttare il nostro Paese, ricevere fondi pubblici e tenere gli stabilimenti a un livello di produzione minima con il rischio di chiusura dietro l’angolo. Questa situazione è inaccettabile», dice il segretario Uilm.
«Il 23 novembre si rischia di assistere a un film già visto: non avremo risposte sul piano industriale, occupazionale e ambientale, ma continueremo a sentir parlare solo di cassa integrazione», accusa De Palma. «È per una questione di dignità, che abbiamo deciso unitariamente 8 ore di sciopero nazionale, con iniziative articolate, entro il 23 novembre, perché vogliamo aprire una trattativa vera, che a oggi non c’è. Chiediamo una presa di posizione da parte del Governo. Lo Stato italiano deve decidere se sta con i lavoratori e con l’industria dell’acciaio o con una multinazionale che non rispetta gli accordi presi, a partire da quello del 2018, né le istituzioni né i lavoratori, anzi sta utilizzando la cassa integrazione come regolatore finanziario», dice ancora il leader della Fiom.
«È ora di dire basta, si deve aprire una contrattazione vera tra Governo, azienda e sindacati. La mobilitazione e lo sciopero sono gli unici strumenti affinché i lavoratori possano ottenere garanzie di un piano industriale, di un rilancio dell’occupazione, di investimenti per gli impianti, per la salute e la sicurezza e le tutele ambientali», conclude Michele De Palma.
Intanto, anche con l’ex Ilva in crisi, Arcelor Mittal continua a macinare utili. La società leader nel settore dell’acciaio, nel terzo trimestre 2023, a livello mondiale ha ottenuto un utile netto di 0,9 miliardi di dollari (in calo però rispetto agli 1,9 miliardi del secondo trimestre).
Nonostante il difficile contesto di mercato la società continua a dimostrare una redditività strutturalmente migliorata, si legge nella nota emessa dall’azienda. Il gruppo ha chiuso il trimestre con un debito netto di 4,3 miliardi di dollari (in calo di 0,2 miliardi) e con una liquidità di ben 11,8 miliardi di dollari.