Dissesto e alluvione: procedura danni per i privati
L'attesa di molte aziende ovadesi
ALESSANDRIA – Alluvione. Era il 1994, e nessuno dimentica. Una domenica di novembre, il 6. In calendario c’era Alessandria-Bologna e molti si stavano dirigendo allo stadio per la canonica “partita di cartello”, contro una nobile casualmente in Serie C, categoria in cui l’altra squadra, la nostra, razzolava da tempo.
Alessandria si scoprì improvvisamente impegnata in una sfida ben più impegnativa, quella contro l’acqua, il fango, la furia del Tanaro, fiume che così non s’era mai visto e che mai, soprattutto, era arrivato fino in piazzetta della Lega e, addirittura, negli scantinati quasi in piazza Garibaldi.
Alluvione Alessandria: chi c’era non ha bisogno i dettagli. Altri li avranno appresi, in 29 anni di commemorazioni. Altri ancora preferiranno dimenticare, anche se è difficile resettare in toto se, di buon mattino, si era a San Michele, dove l’acqua, in primis, fece capolino, o se nel primo pomeriggio si era agli Orti o all’Osterietta. O anche ad Astuti, per non dire dei paesi lungo l’asta del Tanaro, da Masio ad Alluvioni, con la parte bassa di Felizzano diventata un lago e la frazione Tripoli di Solero scopertasi più vulnerabile che mai.
Ci sono stati 14 morti nella sola città di Alessandria, 78 in tutto il Piemonte. E poi i feriti, e i danni alle infrastrutture, dall’ospedale (sott’acqua il Pronto soccorso) alla ferrovia che corre parallela al Tanaro. E le case, le fabbriche, i negozi.
L’alluvione ha rivoluzionato Alessandria e cambiato, almeno un poco, gli alessandrini. Ha dato un colpo durissimo al tessuto economico, anche se i più si sono ripresi e qualcuno, di questa tragedia, ha certamente approfittato. Per lungo tempo, la vita mandrogna si è distinta tra un “prima” e un “dopo” l’alluvione, come succede per gli eventi straordinari.
Questo lo è stato. Ci ha insegnato qualcosa? Probabilmente sì. Certo è che s’è cominciato a parlare con senno di Protezione civile e che si è lavorato parecchio per la messa in sicurezza del fiume. Non senza polemiche, ovviamente, basti ricordare quelle relative all’abbattimento del ponte Cittadella, operazione propedeutica alla costruzione del Meier.
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Non sarebbe stata l’unica alluvione in provincia, ma certamente s’è rivelata la più drammatica, in quel novembre di pioggia intensa, come in questi giorni in Toscana (7 morti, finora; danni ingentissimi). Vediamo le immagini, leggiamo i reportage. Non facciamo fatica a immedesimarci, noi che 29 anni fa avevamo i piedi nel fango…