Le vie di Valenza - prima parte
VALENZA - Ogni angolo di Valenza trasuda storia e noi, attraverso le sue vie dedicate a personaggi di interesse locale, sconosciuti…
VALENZA – Nel nucleo della Valenza vecchia spicca via Po. Questa strada, destinata alla scialba decadenza, dopo aver avuto nel passato un rapporto profondo e di appariscenza con il luogo, per i suoi portici e per gli edifici vari, è quella che più ricorda le caratteristiche della città d’un tempo lontano. Stretta e breve, parte dalla PIĀSA DAL DÒM (piazza 31 Martiri) e si apre in pendenza (LA SGUJĀ) verso il fiume (via Rimini).
Le vie laterali di sinistra si immettono in via Felice Cavallotti e la prima è via Vincenzo Salmazza, in dialetto LA CUNTRĀ ‘D TÒRTI. Salmazza è il nome di un’antica e importante famiglia valenzana, forse di origine Sarmata. Teresa e Cristina Salmazza contribuirono con i loro lasciti all’edificazione del vecchio Ospedale Mauriziano e Vincenzo, ammirato priore del SS.Sacramento, spinto dall’amor patrio e dall’amor proprio, fornì denaro al Comune per l’acquisto del feudo di Monte nel Settecento.
Le vie di Valenza - prima parte
VALENZA - Ogni angolo di Valenza trasuda storia e noi, attraverso le sue vie dedicate a personaggi di interesse locale, sconosciuti…
Via Santa Lucia fiancheggia la Chiesa di San Bernardino, di fronte alla quale c’è via Goito (la CUNTRĀ ‘D FACÈLLI). La chiesa, oggi ancora aperta al culto, divideva la sorte (rione) Astiliano dalla sorte Monasso. Pare che già nei primi anni del Cinquecento fosse in vita la confraternita di San Bernardino e la sua piccola chiesa, nata per volontà e sostegno della famiglia Mario. Dopo il saccheggio dei francesi del 1557, tutte le chiese sono devastate per raccogliere legna da ardere e vengono smantellati anche i tetti. I confratelli procedono alla vendita di questa ormai angusta chiesa e ne costruiscono una nuova, più avvenente, corrispondente all’attuale; diventerà ancora più autorevole e capiente a seguito dell’ampliamento fatto a metà Settecento. In dialetto via Santa Lucia era LA CONTRĀ ‘DL’UGIARĪ; all’angolo di questa con via Cavallotti c’era AL CANTÓ D’LA BALA ‘D FÈR, dove una palla di cannone è ancora conficcata nel muro di San Bernardino, a ricordo degli antichi assedi di questa città abituata a difendersi. Anche nel duomo si può ammirare una palla di cannone, ben incassata nella parete alla destra dell’altare maggiore, lanciata durante l’attacco nemico del 18 ottobre 1635.
Infine c’è via Roberti, in dialetto LA CUNTRĀ ‘D RUBÈRT o anche LA CUNTRĀ DAL MARÓ, unitamente a LA CURT D’LA SCHĪFFA. Un Roberti, non si sa se Vincenzo, Roberto o Robert, era un capitano dell’esercito piemontese che cadde nella Seconda guerra d’indipendenza nella difesa del Pont d’fer il 4 maggio 1859.
Sulla destra di via Po c’è vicolo Matteo Bandello (Castelnuovo Scrivia, 1485 – Bazens, 1561), il fecondo novelliere del Cinquecento, da alcuni studiosi ritenuto il più rilevante novelliere italiano del Rinascimento grazie alla sua mirabile capacità espressiva;. Dalle sue novelle si cavò l’argomento per la tragedia “Giulietta e Romeo”. L’uomo è stato anche un vescovo cattolico.
Le vie di Valenza - seconda parte
VALENZA - Valenza è piena di vie intitolate a personaggi di cui spesso si ignorano le vicende e le ragioni che…
Alla destra di via Po c’è anche via Pastrengo, che ricorda la battaglia vittoriosa del 30 aprile 1848, poco a nord di Verona, del re di Sardegna Carlo Alberto contro l’Austria nella Prima guerra di indipendenza. Dopo la battaglia del ponte di Goito, fu il secondo scontro importante della guerra e la seconda vittoria piemontese. Carlo Alberto, però, non riuscirà a sfruttare il successo per conquistare Verona, davanti alla quale sarà fermato nella successiva battaglia di Santa Lucia, facendo salire le pulsioni belliche e un’onda rabbiosa anche ai soldati da salotto di Valenza. In dialetto via Pastrengo era LA CUNTRĀ D’AL SCÓLI D’AL FĪJI, una delle vie più antiche che, sul fondo, dischiude l’ampio fondale della valle del Po, uno scenario che spazia dalla Lomellina alla catena delle Alpi. Questa corrisponde all’area dell’odierno asilo Rota, parte dell’ex convento dell’Annunziata, dove sorgevano le scuole femminili.
Le vie di Valenza - terza parte
VALENZA - Come ogni altra città, Valenza è piena di vie e di strade con riferimenti a date e a personaggi…
La lunga strada Astigliano percorre la collina che, dal CANTÓ D’LA MADUNĪN-A (fine di viale Santuario, LA STRA D’LA MADÒNA), si porta verso Valmadonna, il borgo che anticamente portava lo stesso nome. Su queste prime scintillanti colline monferrine si trovano molte splendide ville sorte tra il Seicento e il Novecento, posti luminosi per soggiorni estivi o residenze vere e proprie delle famiglie valenzane più abbienti e numerose, sovente abituate a considerarsi molto sopra gli altri.
Si presume che la conca dolce e luminosa che oggi custodisce la zona abitativa di Astigliano una volta fosse l’invaso idrico di un lago che, molto probabilmente, aveva un collegamento di scarico con il Po attraverso uno stretto passaggio individuabile in quell’avvallamento dove procede la ferrovia che, da Alessandria, conduce a Valenza. Difficile stabilire se la presenza d’acqua ad Astigliano sia da far risalire a un periodo relativamente vicino (diecimila anni fa) o all’epoca preistorica. Le fonti d’acqua capaci di mantenere un livello persistente a questo lago, poi coperto verosimilmente da smottamenti del terreno collinare che hanno delineato il panorama attuale, possono essere individuate in quella gran quantità di sorgenti che ancora oggi rendono la valle molto fertile. Si è anche ipotizzato che tra il Neolitico e l’Età del Bronzo, dalla fine del IV agli inizi del II millennio a. C., le sponde di questo lago ospitassero un villaggio palafitticolo; infatti, sono stati rinvenuti alcuni resti di frammenti di pali conficcati nel terreno, forse con la funzione di sorreggere quelle palafitte sotto il livello dell’acqua. Si ritiene che sia il luogo dei primi insediamenti di Valenza, nella zona compresa tra i rilievi di Artigliano- Astilianum – Astiliano e il confine con Monte.
Nella tavola alimentaria fatta redigere dall’imperatore Traiano verso il 100 d.C., fra i 32 “pagi”, compaiono i seguenti nomi: Aestinianum, Betunianum e Munatianum, forse Astiliano, Bedogno o Bidogno e Monasso. Il Pago è un territorio che comprende più vici o villaggi, che possiede un proprio concilio e “un Magister pagi”.
Nel V secolo, secondo la tradizione, fu proprio San Massimo a riunire i tre piccoli borghi di Artigliano (Astiliano), Monasso e Bidogno (Bedogno) nella zona poi denominata Colombina; saranno le tre sorti (rioni) della città sino agli ultimi secoli. Ma già gli antichi romani, ben più esperti dei Santi in queste faccende, avevano pensato di sistemarsi in questa zona e a elevare mura fortificate di cui esistono ancora tracce.
Vale la pena ricordare anche che, durante la Resistenza, questo percorso è stato sovente utilizzato con cautela dai combattenti partigiani, per posizionamenti e ricoveri. Con tanta voglia di vivere in tranquillità il proprio passatempo, nel 1971, in strada Astigliano, sulla ridente località Ariosa, viene creato il “Golf Club La Serra”.
E in questo luogo meraviglioso e privilegiato a molti valenzani sorge una riflessione: “Che grande fortuna essere nati o residenti in questa città”.