ALESSANDRIA – Un’opera che descrive la storia dei tracciati d’acqua e le infrastrutture idrauliche nell’Alessandrino. E uno sguardo all’acquedotto di Vargo considerato un prezioso gioiello.
Il broletto di Palatium Vetus ad Alessandria ha ospitato la presentazione del Quaderno edito dal Collegio Costruttori Edili ANCE di Alessandria riguardante i “Tracciati d’acqua e le infrastrutture idrauliche nell’Alessandrino”.
Dopo il saluto del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Luciano Mariano, il presidente del Collegio ANCE, Paolo Valvassore, nel ringraziare la Fondazione e l’ANCE Piemonte e Valle d’Aosta per il contributo alla realizzazione dell’opera, ha ricordato che il Quaderno “rappresenta la ripresa di una tradizione che ha alle spalle una collezione di sette opere tematiche dedicate al territorio – dalla taglieria del pelo alle case in terra cruda, dal villaggio fotovoltaico ai ponti della provincia, dalla cartografia di Alessandria alle cantine sociali alle scuole – interrotta soltanto dalla pandemia. La nostra associazione – ha detto Paolo Valvassore – fra i suoi compiti istituzionali, quali il sostegno e la rappresentanza delle nostre imprese, ha anche quello di proporre confronti e discussioni su temi futuri e di attualità che coinvolgono la vita sociale, e non solo, del nostro territorio”.
Il tema del volume è il frutto di una profonda riflessione fra lo staff operativo del Collegio, con la direzione di Marco Massone, prendendo in considerazione le realtà distributive dell’acqua potabile nella nostra provincia attraverso un confronto con le aziende che operano sul territorio, individuando in prima istanza lo sviluppo dell’acquedotto che serve gli abitanti del capoluogo, a partire da quella prima opera idraulica fatta costruire dal Podestà Alberto Fontana all’inizio del XIII secolo; trovando uno sviluppo successivo nella lungimiranza dell’imprenditore Giuseppe Borsalino, che ha concorso alla crescita di Alessandria anche sotto il profilo sociale e dei servizi, oltre quello economico.
Il dottor Roberto Livraghi ha illustrato il quadro storico del territorio alessandrino, “una terra fra due fiumi come una piccola Mesopotamia” in cui si sono sviluppati, attraverso i secoli, i tracciati d’acqua e le infrastrutture idrauliche” e ha richiamato, peraltro, la necessità di ricordarsi che l’acqua è un bene non riproducibile, indubbiamente necessario alla nostra vita ma che può provocare catastrofi se l’uomo non le presta le dovute attenzioni.
L’architetto Cristina Boido, autrice del volume – partendo dai “segni e di-segni degli antichi sistemi idraulici alessandrini”, passando attraverso la rete d’acqua sei-settecentesca per la difesa e lo sviluppo produttivo della città, i percorsi urbani ottocenteschi e le acque del Canale Carlo Alberto, completando la narrazione con la distribuzione idrica e fognaria della prima metà del Novecento – ha sinteticamente presentato i contenuti del Quaderno.
Un ulteriore capitolo del volume, redatto da Marco Caramagna, è rappresentato dall’acquedotto di Vargo, una frazione di Stazzano in Val Borbera, gestito da 103 anni dai residenti e custodito come un gioiello prezioso.