Ex Ilva, a Roma "l'assedio" dei lavoratori sotto al ministero
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NOVI LIGURE — Sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti ex Ilva. Lo hanno deciso oggi i sindacati riuniti nel coordinamento nazionale Fim-Fiom-Uilm del gruppo Acciaierie d’Italia, in presidio a Roma sotto la sede del ministero delle Imprese. Lo sciopero si terrà venerdì 20 ottobre e contemporaneamente i lavoratori organizzeranno una manifestazione nella Capitale, davanti a Palazzo Chigi. Davanti alla prefettura di Alessandria, inoltre, ci sarà un presidio lunedì 16 ottobre.
La riunione di oggi si è tenuta in forma “pubblica” e davanti a una sede istituzionale «per poter rappresentare all’intero Paese una questione d’interesse generale e di rilevanza strategica nazionale», dicono i sindacati.
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«È inaccettabile che la vertenza dell’ex Ilva non sia ancora stata risolta a distanza di dieci anni. Il più grande gruppo siderurgico italiano, da cui dipende l’economia di diversi territori italiani, il destino di oltre 20 mila lavoratori e la fornitura di un prodotto essenziale per l’industria nazionale, versa in condizioni critiche. Lo stato di declino del gruppo ex Ilva è ormai cosa risaputa: la maggior parte degli impianti sono fermi o a marcia ridotta, i luoghi di lavoro sono insicuri, la situazione debitoria è insostenibile, la cassa integrazione viene utilizzata per la riduzione dei costi e i livelli produttivi sono estremamente distanti dagli obiettivi previsti dall’accordo del 2018», affermano i sindacati.
Al Governo i sindacati hanno chiesto di intervenire, assumendo la maggioranza di Acciaierie d’Italia tramite la società pubblica Invitalia. «Ma nell’incontro del 27 settembre scorso alla presidenza del Consiglio dei Ministri siamo stati informati di una trattativa in corso tra Governo ed ArcelorMittal per stabilire dei nuovi patti parasociali. Respingiamo con forza questo ennesimo tentativo di escludere il sindacato dalle trattative».
In vista dello sciopero del 20 ottobre, Fim, Fiom e Uilm organizzeranno anche assemblee con i lavoratori nei diversi stabilimenti. I rappresentanti dei metalmeccanici puntano anche a essere ascoltati dalle commissioni parlamentari di Camera e Senato: «In quell’occasione chiederemo di costituire una commissione d’inchiesta che verifichi eventuali responsabilità sulla “mala gestio” dell’azienda».