Schiaffoni come parcella: caso ridimensionato, non fu tentata estorsione
Per tre imputati, la pena passa da 5 anni e 6 mesi a 1 anno e 2 mesi: fatto derubricato in esercizio arbitrario delle proprie ragioni
ALESSANDRIA – La Corte d’Appello ridimensiona, almeno per tre delle persone coinvolte, l’indagine denominata Borderline, di Polizia e Guardia di Finanza che risale al settembre 2018.
Caso ridimensionato
Per Luciano Rabita, Claudio Ferraresi (agente immobiliare difeso dall’avvocato Nadia Di Brita) e Vincenzo Aliano è caduta l’accusa di tentata estorsione: l’Appello ha derubricato il fatto in esercizio arbitrario delle proprie ragioni diminuendo la pena a un anno e due mesi (pena sospesa per Ferraresi e Aliano). In primo grado tutti e tre erano stati condannati a 5 anni e 6 mesi per tentata estorsione aggravata.
“Abbiamo sempre sostenuto – spiega l’avvocato Di Brita – che il credito non fosse dovuto alle persone offese in forza del contratto di procacciatori d’affari la cui provvigione sarebbe maturata solo a contratto di vendita concluso.
La Corte d’Appello ha accolto la nostra tesi in merito alla mancata configurazione del reato di estorsione (del consenso ad accettare una minor somma) ed attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza per decidere se ricorrere in Cassazione al fine di ottenere l’assoluzione dal minor reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni”.
Per gli stessi fatti, altre due persone erano state giudicate in abbreviato, ed erano state condannate a 3 anni e 6 mesi, confermati negli altri due gradi di giudizio.