Strage di Alessandria, rimossi i corpi di Monica e Matteo
ALESSANDRIA – La Bovio Cavour e l’Istituto Volta, le scuole che Matteo Benzi (il giovane ucciso dal padre con tutta la sua famiglia nella strage avvenuta ieri, mercoledì, ad Alessandria) ha frequentato nei sui 17 anni, ricordano il loro studente con commozione.
“Di fronte ad una strage familiare – dice la preside dell’IC Bovio Cavour Assunto – che vede coinvolte diverse persone tra cui un giovane di 17 anni, nel fiore della sua vita, non ci sono parole, solo tanta tristezza e dolore. Matteo ha frequentato per 8 anni l’Istituto Comprensivo “Bovio Cavour” prima di passare all’Istituto Tecnico “A. Volta” dove frequentava la classe 4AE – elettrotecnica – automazione con ottimi risultati. Voleva diventare un ingegnere elettronico, seguire le orme del padre…“
“Aveva una forte propensione per l’informatica – prosegue – e già nel biennio delle scuole superiori aveva saputo distinguersi per la passione per le reti. Tutti i docenti lo ricordano quale ragazzino buono, generoso e con tanta voglia di apprendere; lascia un vuoto in tutti noi”.
“Ora potrà volare ancora più in alto”, aggiunge la preside dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Volta” Maria Elena Dealessi, che questa mattina ha invitato i compagni di classe di Matteo a riflettere con profondità su quanto accaduto. “Affinché da questa immane tragedia provino a comprendere quanto è importante nella vita saper discernere il bene dal male. Promettete sulla memoria di Matteo che nella vostra vita farete solo cose buone. Pregate, amate, piangete…ma fatelo insieme, perché solo con la forza dell’amicizia si possono affrontare e forse superare certi dolori”.
Strage di Alessandria: «Monica? Era una madre amorevole e una donna coraggiosa»
ALESSANDRIA - Monica Berta, 57 anni, è una delle vittime della strage avvenuta questa mattina ad Alessandria. Ad ucciderla è…
“Matteo – lo ricordano gli insegnanti del dipartimento di Elettrotecnica – era uno studente del quarto anno del corso di elettrotecnica ed elettronica, un ragazzo appassionato di circuiti e programmazione, con la lode in matematica, ma nello stesso tempo curioso della storia del passato e nello studio delle lingue straniere. Ma soprattutto sapeva cosa voleva diventare, l’ha detto a noi insegnanti dal primo giorno che l’abbiamo conosciuto: un ingegnere elettronico. Attento, sempre presente, educatissimo, riservato ed introverso, amico di tutti e rispettato da tutti. I suoi grandi occhi azzurri spalancati sul mondo rimarranno nei nostri cuori sempre”.
“Avevo imparato a conoscere ed apprezzare non solo Matteo, studente intelligente, riservato e pieno di talento, ma la sua famiglia – il pensiero del prof. Salamano, docente di lettere della scuola Secondaria Cavour – Prima, professionalmente, durante i tre anni in cui ho incontrato i genitori di Matteo, sempre assieme, durante le udienze generali scolastiche.
Poi, successivamente, quando la salute di Monica era improvvisamente peggiorata, manifestando quella grave patologia contro cui, con determinazione, assieme al figlio ed al marito, aveva lottato. Ero amico di tutti loro, e la notizia di quanto è accaduto mi ha lasciato attonito, senza fiato, come, credo, abbia lasciato senza fiato tutti quelli che li conoscevano. L’orrore e la tragedia hanno fatto irruzione in quella famiglia, incarnandosi nel più improbabile degli scenari, la strage famigliare, là dove davvero vi era affetto, cura e interesse reciproco.
Un atto terribile, disperato, inaspettato; un atto, credo, ma questa è solo la mia opinione, frutto di un crollo psichico, di un’angoscia covata in segreto, come una brace oscura. Avevo incontrato Matteo e suo padre quest’estate, in Cittadella, una domenica afosa. Avevamo parlato del più e del meno, dei compiti delle vacanze ancora da finire, della fatica quotidiana che la moglie, tornata a lavorare dopo una grave malattia, doveva affrontare. Ci eravamo sentiti non più tardi di quindici giorni fa, un cenno a problemi di salute della moglie, ai reni, legati forse alla terapia, e un saluto da parte di Matteo, impegnato nel disbrigo degli ultimi compiti. Nulla che potesse far trapelare un intento così incomprensibile.
Matteo era uno studente in gamba, un appassionato di computer, uno youtuber, e nei tre anni delle medie era cresciuto molto, e non solo fisicamente. Era un ragazzo dal cuore generoso e gentile, sensibile e riservato. Un ragazzo di cui i suoi genitori andavano fieri, per davvero. Per questo quanto è accaduto è ancora più doloroso, soffoca e lacera dentro”