Strage di via Lombroso: la sequenza dei gesti folli di Martino
Silvio Bolloli: "Il padre di Matteo molto presente nella vita del figlio, forse troppo"
ALESSANDRIA – Ha deciso lui, per tutti. Martino Benzi, 67 anni, questa mattina ha ucciso il figlio mentre era ancora a letto, poi ha afferrato la moglie e le ha tolto la vita. Qualcuno racconta di aver sentito delle grida d’aiuto, erano circa le 7, ma nemmeno i condomini si sono accorti di quanto stava accadendo qualche piano più sopra.
Poi, con estrema freddezza, probabilmente dopo essersi ripulito e aver scritto i dettagli dei suoi gesti, è sceso e si è incamminato verso la casa di riposo di piazza Divina Provvidenza.
Cosa abbia pensato durante quel cammino di circa tre chilometri nessuno lo saprà mai. Quando è arrivato dalla suocera, però, ha concluso il suo folle piano: le ha reciso la gola con un rasoio da barbiere mentre lei era in giardino, quindi ha puntato prima un coltello e poi lo stesso rasoio contro se stesso, uccidendosi.
Il biglietto che ha lasciato agli inquirenti ha, da subito, fatto temere che ci fossero altre vittime. Prima la corsa a scuola, all’Itis Volta, poi verso l’abitazione di via Lombroso 6. In casa si è scoperta la mattanza.
Il profilo dell’ingegnere
Non è chiaro se in quelle righe lasciate agli inquirenti ci siano le motivazioni di una sequenza tanto drammatica quanto assurda. Chi lo conosceva lo ha descritto come un uomo riservato e schivo nei modi ma sempre garbato e gentile.
E’ un quartiere tranquillo e signorile, la Pista vecchia di Alessandria, dove si è consumata la tragedia di una intera famiglia. Le persone che si incontrano per strada sono sorprese, sconvolte e reticenti nel parlare.
‘La focaccia per la moglie’
“La riservatezza è una questione di buon vicinato”, ci spiega un commerciante. In tanti conoscevano l’ingegnere, che era solito frequentare le botteghe del quartiere per le sue spese quotidiane, dall’ortofrutta di piazza Mafalda di Savoia alla panetteria del civico 14 di via Napoli. E’ proprio in quest’ultimo negozio che Martino Benzi ieri pomeriggio si è recato, come di consueto, a comprare la focaccia per la moglie, Monica Berta.
Chi era Martino? Quello che emerge dal racconto di molti, è il ritratto di un uomo ossessionato da un desiderio di protezione che forse, nel tempo, si è trasformato nel controllo puntuale dei suoi cari. Una situazione forse dettata anche dalla malattia (poi risolta) della moglie, scoperta nel periodo della pandemia.
“Matteo era un ragazzo brillante nel rendimento e di rara educazione – afferma Silvio Bolloli, avvocato e professore di Diritto al Volta – forse un po’ troppo timido. Tanto che si cercava di metterlo sempre a proprio agio. Suo padre era un uomo colto e molto educato, particolarmente presente nella vita del figlio. Col senno del poi viene da pensare, forse anche troppo”.
Monica Berta lavorava presso l’azienda Damiani di Valenza, mentre il figlio Matteo frequentava il quarto anno dell’Itis Volta con ottimi risultati.
Martino Benzi, invece, ingegnere e libero professionista, da oltre vent’anni lavorava nel campo dell’informatica.
E’ una tragedia che non avrà strascichi giudiziari, ma apre un ventaglio di interrogativi sul perché è accaduta. Era possibile evitarla?