A Villanova il convegno sul riso buono, made in Italy
Lunedì 4 settembre alle 21
VILLANOVA MONFERRATO – Lunedì 4 settembre alle 21 a Villanova Monferrato è in programma il convegno dedicato al mondo della risicoltura ‘Il buon riso è sulla bocca di tutti’.
Si parlerà di riso. Quello Made in Italy, a filiera corta, ecosostenibile, di biodiversità, di territorio e tradizione. L’appuntamento è all’auditorium San Michele in piazza Generale Finazzi.
Il convegno, inserito nel programma della festa “Batuma ‘l ris in piasa”, vedrà protagonista il cereale più versatile della cucina italiana: ad aprire i lavori saranno il sindaco, Fabrizio Bremide, e Domenico Costanzo, presidente Sezione Coldiretti di Villanova Monferrato. Seguiranno gli interventi di Elisa Gennaro, dietista, specialista in nutrizione, su “Il riso e la corretta alimentazione” e di Joara Franco, psicologa e psicoterapeuta, dedicato a “Stile di vita e rapporto con il cibo”.
Al presidente provinciale, Mauro Bianco, sarà affidata la chiusura lavori puntando l’attenzione sulla battaglia di Coldiretti contro i prodotti creati in laboratorio che vengono spacciati per cibo, il male assoluto, la fine del patrimonio agroalimentare italiano e dell’agricoltura.
Gli interventi saranno moderati dal Direttore provinciale Roberto Bianco.
Il riso in Piemonte
Il riso in Piemonte vanta numeri importanti: sul territorio regionale si concentra, infatti, la maggior parte della produzione di riso con 8 milioni di quintali, circa 1.900 le aziende per un totale di 117 mila ettari.
Sul territorio di Alessandria sono circa 7.600 gli ettari coltivati a riso, per una produzione stimata di 503.00 quintali, concentrati nella zona del Casalese: Villanova, Balzola, Morano Po, la situazione più complicata per la mancanza di apporto idrico riguarda la produzione a ridosso dell’area vercellese.
«Il riso è una coltura che per crescere e garantire l’equilibrio ambientale e faunistico di interi territori ha bisogno di molta acqua per periodi prolungati e una gestione dei canali irrigui accurata. Il crollo di oltre il 40% della produzione del riso in Italia nell’ultimo anno, a causa del meteo pazzo, sta spingendo gli agricoltori ad abbandonare le risaie con effetti preoccupanti sull’ecosistema, l’economia e l’occupazione e con l’export di riso asiatico raddoppiato lo scorso anno, ora si trovano a fare i conti con la speculazione – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – Siamo di fronte a manovre speculative con il tentativo dell’industria di strumentalizzare l’andamento di mercato, che però non può giustificare un crollo così vertiginoso e repentino dei prezzi riconosciuti agli agricoltori, ancora in difficoltà per gli effetti della siccità dello scorso anno e del boom dei costi di produzione».
Penalizzate soprattutto varietà come Arborio e Carnaroli: l’import dai Paesi terzi è schizzato dell’82%: triplicato dalla Cambogia, quintuplicato dal Vietnam e addirittura aumentate di 50 volte dalla Birmania.
Importazioni fuori controllo di prodotti che, tra l’altro, vengono coltivati utilizzando il triciclazolo, un pesticida vietato nell’Unione europea. Il risultato dunque è un danno economico per il settore e rischi per i consumatori ai quali non viene garantito un prodotto sicuro.
Sono 200, infatti, le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevato contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.
Le insidie del meteo
«A causa del meteo e della siccità, quest’anno sono stati coltivati in Italia quasi otto mila ettari di riso in meno. Fortunatamente le prospettive, a livello territoriale, a pochi giorni dall’inizio della raccolta, sembrano buone, tanto da sperare di tornare ai livelli del 2021. Un traguardo importante perché la perdita del riso non fa altro che aumentare il problema della carenza d’acqua: la sua coltivazione, infatti, garantisce dei veri e propri bacini idrici risultando determinante per l’ambiente e per tutto l’agroecosistema. Ma sul riso italiano grava soprattutto la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici che vengono agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori», ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.