Jose Pereira da Costa, l’assassino di Fabio Campagnola, è ai domiciliari
La rabbia e i timori della famiglia dell'imprenditore italiano ucciso in Brasile
MARECHAL DEODORO (BRASILE) – Josè Pereira da Costa, l’assassino 52enne dell’imprenditore monferrino Fabio Campagnola, ucciso nei pressi della sua gelateria a il 3 gennaio scorso a Praia do Frances, a Marechal Deodoro, Alagoas, in Brasile con due colpi di pistola esplosi a bruciapelo, sarebbe stato liberato giovedì 27 luglio scorso e affidato ai domiciliari.
È stata la stessa famiglia di Campagnola a rivelarlo – e a scoprirlo – in queste ultime ore. La scarcerazione segue la decisione del ‘Superior Tribunal de Justicia’ di Brasilia che, in attesa di una sentenza che si spera giunga entro fine anno, aveva revocato la custodia cautelare dell’omicida.
Inutile la corsa contro il tempo dei legali di Campagnola, che invano hanno tentato di revocare il provvedimento. La famiglia, proprio per scongiurare la scarcerazione, nelle scorse settimane aveva contattato diversi esponenti delle istituzioni italiane, affinchè intercedessero con il Brasile per evitare la liberazione dell’uomo che era stato chiaramente ripreso dalle telecamere mentre assassinava Campagnola, disarmato, al termine di una lite per futili motivi.
Il senso di abbandono
I famigliari si sentono per questo abbandonati ma la rabbia viaggia di pari passo con la paura di cosa possa fare Pereira da Costa, in attesa di una condanna che pare comunque difficile da scongiurare: mentre la moglie Ana Lucia e il figlio minore dell’italiano, Diego, sono in questi giorni in Italia, è il figlio maggiore di Campagnola, Dario, a gestire l’attività in Brasile. «Sapendo che in ogni caso verrà condannato ho paura che scappi, o, proprio perchè non avrà nulla da perdere, che se la prenda con mio nipote» è il timore che il fratello di Fabio, Nicola, ci aveva rivelato quando la scarcerazione era solo una concreta ipotesi nei giorni scorsi.