Kme-Sct, nuovo accordo con l'azienda: i lavoratori dicono sì
L'intesa è stata approvata dai dipendenti dello stabilimento di Serravalle Scrivia. Sindacati: «Finalmente un accordo espansivo»
SERRAVALLE SCRIVIA — Calano gli ordinativi e agli stabilimenti “fratelli” Sct e Hme di Serravalle Scrivia si ricorre alla cassa integrazione. Per fare il punto della situazione lunedì della scorsa settimana si è riunito il coordinamento nazionale Fim, Fiom e Uilm del gruppo Kme, che ha siti produttivi anche a Fornaci di Barga (Lucca), Firenze e Brescia.
La fabbrica di Serravalle oggi è divisa in due: Sct, dove si producono tubi in rame, appartiene ancora alla italo-tedesca Kme; Hme, specializzata in barre d’ottone, fa parte del gruppo cinese Zhejiang Hailiang. I problemi però sono molto simili.
In generale, nel settore metallurgico si è assistito a un calo di produzione legato alla diminuzione degli ordinativi. «A Serravalle però ci aspettavamo una situazione un po’ migliore – spiega Luigi Dalla Chiesa, funzionario della Fim Cisl di Alessandria-Asti – L’anno scorso Kme ha chiuso il reparto tubi dello stabilimento francese di Givet e i relativi volumi di produzione si sarebbero dovuti spostare in Italia. Questo però non è successo, per lo meno non completamente».
Da qui la richiesta di cassa integrazione ordinaria, che alla Serravalle Copper Tubes è partita il 26 giugno scorso per una durata di 13 settimane, fino al 24 settembre. Sono coinvolti tutti e 239 i dipendenti della Sct, «ma l’accordo con l’azienda prevede una turnazione che va incontro alle esigenze dei lavoratori».
Aumento del costo delle materie prime e contrazione della domanda sono all’origine anche del provvedimento preso alla Hme, dove la cassa integrazione ordinaria partita il 24 luglio terminerà il 22 ottobre e coinvolgerà 149 lavoratori.
Kme-Sct, nuovo accordo con l'azienda: i lavoratori dicono sì
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«Il mercato in questo momento è imprevedibile – commenta Dalla Chiesa – Ma la preoccupazione deriva anche dal fatto che in altri stabilimenti del gruppo Kme, in particolare in Germania, sono in corso importanti investimenti sul risparmio energetico e per l’approvvigionamento di elettricità. Invece in Italia non si muove nulla. Questo per le nostre fabbriche significherà una perdita di competitività». A Fornaci di Barga, ad esempio, le proteste della popolazione e degli enti locali hanno stoppato il progetto del pirogassificatore.
Nonostante la preoccupazione riguardo il calo dei volumi produttivi, i dati economici aziendali sono in linea con le previsioni. «Alla Sct quasi tutti i contratti a tempo determinato sono stati rinnovati e convertiti in tempo indeterminato, così da avere già pronto il “ricambio generazionale” per i futuri pensionamenti. E alla Hme sono stati investiti diversi milioni di euro per la nuova fonderia», dice ancora Dalla Chiesa.
Bisognerà quindi aspettare i prossimi mesi per comprendere se vi sarà una ripresa strutturale degli ordinativi. Da parte loro, i coordinatori nazionali Fim, Fiom e Uilm del gruppo Kme (Michele Folloni, Massimo Braccini e Giacomo Saisi) spiegano che «c’è la necessità di comprendere bene il quadro evolutivo della politica di risparmio energetico che l’azienda intende portare avanti, affinché anche in Italia si possa aprire una seria discussione riguardo questo complesso argomento. Riteniamo che il settore metallurgico debba avere la massima attenzione da parte del Governo e che non vadano esclusi possibili interventi pubblici. Chiederemo all’azienda un incontro per discutere dell’andamento del gruppo e delle sue prospettive».