Le medie imprese puntano su capitale umano e qualità
In Piemonte e Valle d’Aosta le aziende attive nel settore alimentare hanno fatturato medio di circa 80 milioni di euro, staccando il dato nazionale di 65 milioni
Le crisi mettono in luce la resilienza delle medie imprese, maggiore rispetto alle “grandi”. L’autonomia di ciascuna, riconducibile al controllo familiare, ha contribuito a definire quel modello di successo che le accomuna, caratterizzato dalla grande attenzione verso la qualità e dal valore strategico che attribuiscono al capitale umano.
Sono circa 3700 realtà industriali manifatturiere italiane e di cui l’Area studi Mediobanca descrive l’evoluzione anno dopo anno, in un dettagliato rapporto di ricerca. Circa il 9% di questo ecosistema, sia guardando al numero di imprese che alla somma dei loro fatturati, è radicato tra Piemonte e Valle d’Aosta: è quanto emerge dalla XXII edizione dello studio che è frutto del lavoro congiunto di Area studi Mediobanca, Unioncamere e Centro studi Guglielmo Tagliacarne.
L’indagine prende in considerazione tutte le aziende familiari a controllo italiano con una dimensione della forza lavoro compresa tra 50 e 499 dipendenti e un volume di vendite non inferiore a 17 e non superiore a 370 milioni di euro.
Dati nazionali
Lo studio è arricchito da un report contenente informazioni di natura congiunturale, previsionale e strutturale. In particolare, dopo i rimbalzi del fatturato del 2021 (+20,4%) e del 2022 (+15%), è attesa un’ulteriore crescita anche nel 2023, sebbene più contenuta (+3,5%). Il 55% delle imprese ritiene di poter crescere, ma in maniera lieve. Si tratta di un gruppo che fa da spartiacque tra un 25% di aziende ottimiste che immaginano un futuro in incremento significativo e un 20% che, al meglio, manterrà stabili le proprie quote di mercato.
Tra i ‘capitali’ strategici per lo sviluppo futuro, quello umano rappresenta per le medie imprese l’elemento centrale su cui focalizzare i maggiori sforzi. In una scala di rilevanza da 1 a 5, esso ottiene un punteggio medio pari a 4,6 seguito dal capitale tecnico (4,1), da quello finanziario (3,8), da quello conoscitivo (3,6) e dal capitale organizzativo (3,5).
La disponibilità di capitale umano specializzato ha una diretta relazione con la qualità dell’organizzazione e delle produzioni dell’impresa che rappresentano la ‘stella polare’ del made in Italy. Il 40% delle medie imprese si percepisce come produttore di fascia alta: chi vi opera ottiene migliori performance economiche (Ebit margin 7,4% vs 5,7%) e presenta meno debiti (Debt equity ratio 67,3% vs 84,5%) rispetto ai player di gamma medio-bassa.
Profilo peculiare in alcuni settori
L’analisi dei dati di bilancio evidenzia un profilo peculiare delle medie imprese di Piemonte e Valle d’Aosta in alcuni settori. È il caso dell’industria meccanica, in cui sono attive la maggioranza delle aziende censite: si tratta del 53%, ben superiore al 41% nazionale, pur con una media di fatturato e una dimensione della forza lavoro sostanzialmente allineate ai risultati dati dall’insieme delle regioni.
Notevole invece la differenza nel volume d’affari per le imprese dell’alimentare. Una media impresa piemontese o valdostana attiva nel settore ha un fatturato medio di circa 80 milioni di euro, staccando il dato nazionale di 65 milioni. Tendenza analoga per l’industria chimica e farmaceutica, con uno scarto di 7 milioni nel fatturato medio di ciascuna azienda censita ancora a vantaggio di Piemonte e Valle d’Aosta (54 milioni contro un dato Italia di 47).
Ridotto, rispetto alla media delle regioni, il contributo della manifattura di beni per la persona e la casa. Ammontano al 13% le medie imprese di Piemonte e Valle d’Aosta inserite nel comparto (6 punti in meno del dato nazionale), che vendono all’estero la maggior parte della propria produzione (52,5%, +7% sulla media del settore nell’intera Penisola).
Vale soltanto l’1% il peso delle aziende attive nel settore carta e stampa, che esprime invece il valore del 4,9% delle medie imprese di tutta Italia. Rappresentata per il 3% la metallurgia, ma con rilevanti differenze nel profilo delle imprese rispetto quanto emerge dalle medie nazionali: il fatturato è tendenzialmente più basso in Piemonte e Valle d’Aosta (66 milioni in media contro i quasi 74 del dato complessivo), il numero di dipendenti per azienda è superiore di circa il 20%(146 a fronte di 121), la vocazione all’export è estremamente marcata (59%, con un dato nazionale sotto la soglia del 40%).