Malu Mpasinkatu: “I Grigi, orgoglio e internazionalità”
Il nuovo ds: "Lavoriamo per portare aria nuova. Questa maglia è un privilegio"
ALESSANDRIA – “La persona più felice? Mia mamma Emily, lei non ha mai capito perché in Italia, nel terzo millennio, un direttore sportivo ‘black’ fatichi a trovare spazio. Alessandria è una piazza che per me, Malu Mpasinkatu, è un traguardo eccezionale e una partenza, uno stimolo per iniziare a costruire un progetto importante. Come? Nell’unico modo che conosco: lavorare tanto, ed essere professionali e credibili sempre”.
E il nuovo ds dei Grigi si è messo subito a lavorare, “perché nei prossimi dieci giorni bisogna accelerare: dal 10 inizia il raduno“.
Da chi ha ricevuto la proposta? “Da tutta la proprietà. Ho incontrato Enea Benedetto e Alain Pedretti in Francia, ma ci eravamo già sentiti nei giorni scorsi. Io non sono molto social, so che il mio nome era giò circolato, ma prima dell’annuncio ufficiale ho preferito non rilasciare dichiarazioni, perché correttezza e trasparenza sono miei valori”. Ufficialità che è arrivata all’inizio di una giornata convulsa, terminata con l’epilogo migliore per il popolo grigio, l’iscrizione. “Non avevo dubbi che fosse così, conosco bene il mondo del calcio. Vorrei anche dire che, è vero, l’ultimo incarico da ds è stato a Rieti, nel 2018, ma nelle stagioni successive proposte ne ho ricevute. Non le ho accettate perché non mi hanno convinto e, comunque, non ho mai smesso di lavorare nel calcio, con il mio staff, come consulente di mercato”.
Senza confini
Si è chiesto, Malu, perché proprio lei in questo ruolo all’Alessandria? “Credo di essere stato scelto, e così mi hanno ribadito Benedetto e Pedretti, perché la proprietà ha un progetto che va oltre i confini, è nazionale e, al tempo stesso, molto internazionale. Soprattutto sotto questo profilo credo di poter dare un contributo importante, di contatti e conoscenze in tanti anni ‘sul campo’, anche di relazioni con il calcio francese e belga, dove sono molti gli afrodiscendenti. Sono stato responsabile delle nazionali del mio paese di origine, il Congo, dove sono molti i tecnici transalpini, che sono maestri anche di allenatori oggi tra i 50 e i 60 anni, la generazione di René Lobello. Il metodo è quello che, credo, vedremo anche all’Alessandria – insiste Mpasinkatu – e che mi motiva ancora di più”.
Mpasinkatu, orgoglio piemontese
Malu Mpasinkatu arriva in Italia bambino. “Sono nato in Congo, l’Italia è casa mia dalla fine degli Anni Settanta. Con la mia famiglia a Mondovì, dove ho completato gli studi all’istituto superiore per geometri. Poi l’Università a Torino, scienze politiche. Con un grande amore per il calcio, la religione pagana dell’Italia, che ho declinato in molti modi, giocatore fino all’Interregionale, poi direttore sportivo, diplomato a Coverciano, ad oggi l’unico ds italiano, perché io sono italiano, di colore. Credetemi, quel patentino, essere il primo ds ‘black’ come mi definisco, mi riempie di orgoglio“. Con una tesi sull’Udinese. “Un esempio di internazionalità in un club di calcio. Che è l’obiettivo per l’Alessandria, e la squadra – confessa ancora Malu – sarà un mix di italiani e stranieri, con spazio importante per i giovani“. Umberto Quistelli, il direttore tecnico e finanziario, ha già iniziato a parlare con gli agenti dei giocatori sotto contratto: come sarà il vostro rapporto e quali saranno i compiti di ognuno? “Ci conosciamo, ci stimiamo, soprattutto apparteniamo alla generazione in cui è il ‘noi’ che conta, e non l’io. Saranno tutte scelte condivise”.
Come sarà la squadra che nascerà nei prossimi giorni? “Anzitutto mi fa piacere sottolineare che, da quando il mio nome è stato accostato a quello dell’Alessandria, con l’ufficialità della mia presenza, ho ricevuto moltissime telkefonate. Non devo spiegarlo io, alla gente grigia, cosa significa per un calciatore questa piazza, quanta forza di attrazione ha. Vale per i giovani e per quelli più esperti. Noi, la proprietà, Quistelli ed io, lavoreremo per portare aria nuova, e i giocatori che si fermeranno e quelli che arriveranno devono avere ben chiaro cosa significa questa maglia e quante motivazioni supplementari deve dare sempre”. Un identikit della squadra? “Lo ripeto, sarà un mix di italiani e stranieri, anche con il coraggio di dare fiducia ad elementi sotto categoria. E’ la fame il valore aggiunto, che aiuta a cambiare la vita, partendo dal campo“.