Allasia (Confagricoltura): "Peste suina, siccità, Psr: non possiamo fermarci"
Peste suina e siccità, ma non solo: il presidente regionale di Confagricoltura, Enrico Allasia, era questa mattina ad Alessandria per…
ALESSANDRIA – Confagricoltura di Vercelli, Biella, Novara e Alessandria e la Cia per le stesse province lanciano l’allarme riguardo al prezzo del risone, che in questi giorni ha raggiunto valori al di sotto dei costi di produzione. L’attuale squilibrio tra domanda e offerta ha comportato un’inevitabile svalutazione del prezzo del prodotto tipico del territorio.
Le associazioni consigliano alle aziende agricole di ridurre e cessare l’offerta poiché, in un contesto internazionale di aumento dei prezzi delle diverse commodities, appare realistica la possibilità di una inversione delle quotazioni. Sono esortati i risicoltori che ancora hanno rimanenze invendute a riflettere sulle possibili conseguenze, senza allarmismi e senza farsi prendere dalla fretta.
Le recenti quotazioni vedono i lunghi B a 43 euro su quintali lordi, il Carnaroli a 83 euro su quintali lordi; i suoi similari, Roma, Arborio e similari tra 72 euro su quintali e 75 euro su quintali lordi; i tondi tra i 35 e i euro su quintali lordi.
La crisi è stata indotta dalla riduzione della domanda da parte dell’industria coincidente con l’aumento dell’offerta registrata dalle aziende agricole per liberare silos e magazzini dal risone in vista del prossimo raccolto; si sono così prodotte eccedenze.
Considerato il sensibile aumento dei costi di produzione, lo squilibrio tra domanda e offerta ha creato una situazione di prezzo inadeguato per gli agricoltori.
A questi prezzi non è possibile produrre risone. Farlo, significherebbe firmare una condanna a una campagna di commercializzazione in netta perdita col rischio che l’avvio della prossima sia economicamente negativa. Anche alla luce dei dati provvisori di semina, che vedono una riduzione delle superfici a riso di circa 8.000/10.000 ettari con uno spostamento a sfavore dei tondi e in relazione anche alla ridotta superficie seminata a riso in altri Stati europei.
L’indicazione che Confagricoltura e Cia danno ai soci è di non forzare le vendite. Ai prezzi attuali è concreta la possibilità di poter assorbire i maggiori costi di deposito e, qualora necessario, valutare finanziamenti dedicati.
È il momento di riequilibrare il mercato fornendo all’industria quanto richiesto, ma nulla più. Questo per ricreare le condizioni per il ritorno degli acquisti da parte degli operatori del riso lavorato.
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