Bancarotta Atm: 16 condanne a 8 mesi, tra loro il sindaco di Novi
Ventuno gli imputati per bancarotta semplice, cinque di loro hanno ottenuto la messa alla prova
I giudici torinesi ribaltano la sentenza alessandrina emessa un anno fa
ALESSANDRIA – Il caso Atm è approdato in Corte d’Appello, Prima Sezione Penale: oggi, tutti i 16 imputati sono stati assolti ‘perché il fatto non sussiste’.
I giudici torinesi hanno dunque ribaltato la sentenza alessandrina che aveva visto amministratori e sindaci di Atm condannati per bancarotta semplice: il 9 aprile scorso, dei ventun imputati cinque avevano ottenuto la messa alla prova.
Bancarotta Atm: 16 condanne a 8 mesi, tra loro il sindaco di Novi
Ventuno gli imputati per bancarotta semplice, cinque di loro hanno ottenuto la messa alla prova
Gli altri sedici erano stati condannati a 8 mesi di reclusione (in abbreviato, quindi con lo sconto di un terzo della pena) col beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione: l’ex sindaco di Novi Ligure Gian Paolo Cabella, 76 anni; Gian Paolo Lumi, 64 anni (ex vice presidente della Provincia e segretario della Lega di Alessandria), Alessandro Traverso, 65 anni (coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia e presidente For.Al); Arcangelo Mastrandrea, 61 anni; Franco Amisano, 53 anni; Guido Ghidini, 69 anni; Gianfranco Cermelli, 58 anni; Ezio Bressan, 64 anni; Mariagrazia D’Oca, 47 anni; Paola Crescenzi, 60 anni; Fabrizio Munerato, 56 anni; Giovanni Lumiera, 73 anni; Michelino Sassone, 69 anni; Maurizio Pavignano, 51 anni; Roberto Castelli, 55 anni; Massimo Bianchi, 64 anni.
Tutti e sedici avevano proposto appello, e oggi è stato emesso il verdetto di assoluzione.
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Erano difesi dagli avvocati Tino Goglino, Luca Gastini, Piero Monti, Alexia Cellerino, Marco Balossino, Giuseppe Romano, Giulia Boccassi, Govanni Caniggia, Gian Piero Mazzone, Sergio Favretto, Andrea Vernazza, Pierfranco Ferretti, Roberto Cavallone e Fausto Bellato.
Gli avvocati difensori esprimono la loro soddisfazione all’esito di un percorso processuale lungo e complesso, a conclusione del quale è emersa la prova della serietà e dell’integrità dell’operato degli amministratori e dei componenti del Collegio sindacale di Atm.
Un procedimento travagliato e complesso, quello dell’inchiesta Atm. Il pubblico ministero Tiziano Masini aveva derubricato l’ipotesi d’accusa da bancarotta fraudolenta a semplice, quindi comportamenti colposi e non dolosi per cui il magistrato alessandrino aveva chiesto per amministratori e sindaci di Atm ante dissesto del Comune di Alessandria 8 mesi di reclusione, dieci mesi per quelli che avevano ricoperto quei ruoli dopo il default.
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La gestione dell’Azienda dei trasporti alessandrina era stata scandagliata partendo dalla relazione del curatore fallimentare che aveva evidenziato un pesante stato di insolvenza a partire dal 2008, che si era via via aggravato fino al 2016, anno in cui era stato nominato un liquidatore che fece istanza di fallimento.
Inizialmente, sotto indagine finì il consiglio di amministrazione di Atm, successivamente si era ipotizzata la compartecipazione dell’amministrazione comunale sia nel periodo del dissesto che dopo. E l’onda degli accertamenti colpì i Bilanci dal 2009 in avanti.
L’indagine aveva già subito un primo ridimensionamento. Poi era stata chiesta l’archiviazione di tutta la parte politica e tecnica del Comune di Alessandria.