Eternit Bis: Schmidheiny condannato a 12 anni per omicidio colposo
Pena accessoria di 5 anni di interdizione ai pubblici uffici. 50 milioni di risarcimento al Comune di Casale
NOVARA – La sentenza della Corte d’Assise di Novara: Stephan Schmidheiny, imputato al processo Eternit Bis per omicidio di 392 vittime dell’amianto casalese, è stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato più la pena accessoria di 5 anni di interdizione ai pubblici uffici. Lo svizzero è stato assolto per 46 dei 392 casi a processo «perché il reato non sussiste». Più della metà sono stati prescritti.
Così si è espresso il sindaco di Casale Monferrato Federico Riboldi: «Finalmente accanto al nome di Stephen Schmidheiny è comparsa la parola colpevole. Egli è quindi riconosciuto oggi come criminale colpevole di omicidio colposo aggravato ed è stato condannato a risarcire lo Stato con 30 milioni di euro, il Comune di Casale Monferrato con 50 milioni, le organizzazioni sindacali, le associazioni e le famiglie delle vittime.
Sicuramente la condanna a 12 anni di carcere non soddisfa a pieno la sete di giustizia di un territorio e di una comunità che dopo anni continua a soffrire a causa delle conseguenze di quelle azioni commesse da chi ha anche avuto la responsabilità di fuggire da Casale abbandonando uno stabilimento nel territorio cittadino che era una vera e propria bomba nociva per la salute.
La Città di Casale Monferrato guarda avanti e proseguirà il percorso già ben avviato delle bonifiche e per la costituzione della prima Irccs pubblica piemontese che si occuperà anche di patologia ambientali, per garantire un futuro di ricerca e cura e rendere Casale la prima città Zero Amianto del mondo».
I commenti alla sentenza del processo Eternit Bis
Appena fuori dall’ex caserma Perrone Nicola Pondrano, sindacalista e volto storico della lotta casalese all’amianto, dichiara di trarre dalla sentenza una «lettura positiva».
Diversa la reazione a caldo di Bruno Pesce, coordinatore alla sanità e volto chiave di Afeva, che mette l’accento sul «’declassamento’ del reato a omicidio colposo: così torna a incombere la prescrizione».
Le reazioni dalla politica post sentenza dell’Eternit Bis
La prima reazione dal mondo della politica casalese, dopo quella del primo cittadino, è del capogruppo in consiglio comunale del Pd Luca Gioanola: «Stephan Schmidheiny è stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Novara al termine di oltre 7 ore di camera di consiglio. Inoltre sono stati riconosciuti risarcimenti alle parti civile.
Il fatto è sussistito e sussiste ancora cosi come la giustizia per i nostri cari, il nostro territorio, per chi ha lottato e non c’è più e per chi sta ancora lottando. La cosa principale che premeva a un’intera comunità era la condanna. Se la comunità avesse fatto i conti con il denaro, i tempi, la durata di una eventuale condanna, avrebbe gettato la spugna e accettato compromessi da anni».
Segue a ruota la nota del Circolo Pd di Casale Monferrato: «È una sentenza tra il chiaro e lo scuro. Essendo stato declassato il reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo aggravato, c’è un lato positivo: vale a dire una condanna significativa a 12 anni per la maggioranza delle parti lese. Questa sentenza ha dato un segnale più equo al danno attraverso i risarcimenti provvisionali più consistenti a tutte le parti. Incombe, tuttavia, la prescrizione. Questa sentenza reggerà sino alla Cassazione?
Il potere legislativo deve mettere in atto le misure necessarie per evitare che tragedie di questo tipo con tante vittime vedano intervenire la prescrizione e quindi dichiarare il fallimento della giustizia stessa e la beffa per tutte le vittime. Oggi abbiamo fatto una buona tappa, speriamo di arrivare in cima alla montagna! Il Partito Democratico di Casale Monferrato sarà sempre a fianco della Società Civile e sosterrà in ogni sede la giusta causa delle Vittime dell’amianto perché la Giustizia faccia il suo corso, sino in fondo».
Di giustizia a metà parla il Partito della Rifondazione Comunista con la nota rilasciata dal segretario regionale Alberto Deambrogio e Antonello Patta, responsabile del lavoro all’interno della segreteria nazionale: «Un verdetto positivo perché arriva dopo l’annullamento della sentenza di condanna di Schmidheiny da parte della Cassazione nel 2014 e perché, contrariamente a quell’atto, si riconosce che il danno sul territorio era ed è permanente.
Nel casalese si moriva e si continua a morire di amianto: tra il ’76 e l’86 morivano 50 persone all’anno, oggi 35. Ma sebbene il reato imputato sia concreto nel suo impatto punitivo, e anzi segni un passo importante dopo anni di totale ingiustizia, non corrisponde alla richiesta di condanna per omicidio volontario e dolo eventuale avanzata dall’accusa in riferimento alla gestione dello stabilimento e alla fuga criminale lasciando nel territorio una bomba mortale per la salute della comunità; non risponde alla sete di giustizia di molte famiglie perché implica che molte di quelle morti, avvenute da più di quindici anni, siano considerate prescritte; soprattutto solleva la contrarietà di chi, come l’associazione dei familiari delle vittime dell’amianto, lotta da decenni per avere giustizia per le vittime e per quel territorio martoriato e vede il rischio che il declassamento del reato apra la strada a nuove prescrizioni.
Rifondazione Comunista è al fianco delle associazioni dei familiari di tutte le vittime dei morti sul lavoro e per il lavoro e lotta con loro per rendere davvero cogenti le norme sulla prevenzione e la sicurezza e per il pieno riconoscimento delle malattie professionali e dei reati ambientali.
Le parti civili
Il commento di Laura Mara, avvocato dell’associazione Medicina Democratica, costituitasi parte civile al processo: «La condanna di Stephan Schmidheiny a 12 anni di reclusione dimostra che l’impianto accusatorio ha retto: è una piccola rivincita per tutta la cittadinanza di Casale Monferrato, che è stata violata in tutti questi anni.
Perché seppur vi è stata una riqualificazione del reato da doloso in colposo, è scattata comunque una pena importante di 12 anni di reclusione, con una pena accessoria rilevante di interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Indipendentemente dal numero di anni comminati, questa sentenza è un messaggio importante nel panorama giurisprudenziale italiano, un vero e proprio messaggio di speranza per tutti processi di amianto pendenti, perché stata riconosciuta la teoria multistadio e
l’accelerazione del tempo all’evento, l’abbreviazione della latenza, nei casi di mesotelioma pleurico».
Erano le 18.47, dopo oltre 7 ore di Camera di Consiglio, quando il Presidente della Corte d’Assise di Novara Gianfranco Pezone ha iniziato la lettura della sentenza del processo Eternit bis per le 392 vittime di amianto di Casale Monferrato: «Un’ora e una data che segnano una tappa importante nella vicenda drammatica e pluriennale dei processi di amianto in Italia, che troppo spesso si risolvono in pene irrisorie o peggio nella prescrizione del reato – ha dichiarato Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e AIEA – Una sentenza che può rappresentare una svolta nelle decine di processi per vittime da amianto in corso in Italia e segnare una tappa importante nella giurisprudenza in materia».