Uccise il marito, condannata a 30 anni
Nhare Ana Fernando era accusata di omicidio premeditato. Al momento, la donna resta in carcere
Ora la donna è stata assolta dall'accusa di un'ipotesi di aggressione avvenuta 4 mesi prima della tragedia
BASALUZZO — Il caso di Ana Fernando Nhare, la donna originaria del Mozambico condannata a 16 anni di carcere in via definitiva per aver ucciso a coltellate il marito Walter Corradini, potrebbe essere rivisto. I fatti accaddero il 15 agosto 2017, a Basaluzzo.
A chiedere un’altra chance tentando una nuova strada in Cassazione sarà il suo difensore, avvocato Caterina Biafora, forte della sentenza emessa qualche giorno fa dal Tribunale di Alessandria che ha assolto la donna dall’accusa di un’ipotesi di aggressione al marito avvenuta nell’aprile 2017, quindi quattro mesi prima della tragedia. E alla luce delle risultanze emerse per il caso di Alex Pompa, il ragazzo che uccise il padre perché violento, i cui atti sono stati inviati dai giudici torinesi alla Corte Costituzionale sollevando una questione di legittimità della norma introdotta dal cosiddetto Codice Rosso ,che nei casi di omicidio aggravato dal vincolo di parentela vieta la prevalenza di alcune attenuanti e quindi di giungere a una pena più bassa.
Uccise il marito, condannata a 30 anni
Nhare Ana Fernando era accusata di omicidio premeditato. Al momento, la donna resta in carcere
Quel 25 aprile 2017, la donna chiamò i Carabinieri perché il marito l’aveva aggredita. Quando arrivarono, i militari trovarono lei con un coltello e lui con delle cesoie. La denuncia scattò per entrambi: ‘lesioni’.
Si arrivò al processo. L’avvocato Biafora, che avrebbe potuto contare sulla prescrizione, ha deciso di proseguire con l’istruttoria ascoltando tutti i testi, di difesa e accusa. L’intento era quello di cercare di capire chi fossero i coniugi. Dalle testimonianze è emerso il quadro di un uomo violento, mentre tutti hanno descritto lei come una donna esemplare. Il Pm ha chiesto l’assoluzione, e dello stesso avviso è stato il Tribunale.
Ma non era la prima volta che Ana chiedeva aiuto: lo denunciò, lui venne assolto. Così, spiega la difesa, Ana si sentì sola, non creduta: quando le violenze rappresentarono un pericolo anche per il figlio (che sentito descrisse il padre come un uomo violento) lei agì.
Basaluzzo, accoltellò il marito: condannata a 16 anni
La sentenza definitiva dopo i fatti dell'agosto 2017
Nel corso dei processi per l’omicidio, l’imputata raccontò di essere stata vittima per anni di angherie e soprusi da parte dell’uomo, descritto come irascibile e manesco. La difesa si batté per l’assoluzione “per legittima difesa”. La Cassazione dichiarò inammissibile il suo ultimo ricorso, convalidando così la sentenza pronunciata dalla Corte di assise d’appello di Torino il 29 gennaio 2020. In primo grado la donna era stata condannata a 30 anni.
Ana Fernando Nhare – come ha ribadito la Cassazione – dichiarò che alle 6 del mattino del 15 agosto attese che il marito si alzasse e andasse in bagno. Quindi, secondo quanto ricostruito dalle indagini, lo trafisse con diverse coltellate (quattro alla schiena e otto al torace) senza desistere nemmeno all’arrivo dei figlio. In aula si disse esasperata dai ripetuti maltrattamenti.
I supremi giudici, nel respingere le tesi della difesa, si sono richiamati ad alcuni principi stabiliti dalla giurisprudenza in materia e hanno accettato l’impostazione della Corte subalpina, certificando che fu “corretta ed esauriente”.
Per la Corte, non si trattò di un caso di legittima difesa reale e nemmeno putativa. Anche sul contesto dei maltrattamenti la versione della donna non è stata completamente accettata: i magistrati hanno parlato di “contesto di reciproci atti violenti e reciproche provocazioni”.
Ora, alla luce di nuove situazioni e lette le motivazioni della recente sentenza di assoluzione, l’avvocato Biafora proverà a chiedere alla Corte di Cassazione che il caso venga rivisto.