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Monopta è stato attivato all’interno della struttura di Medicina fisica e riabilitazione
Un’adeguata educazione al paziente sottoposto a intervento chirurgico di protesi totale d’anca per garantire una migliore qualità di vita e ridurre le complicanze post-operatorie. È questo l’obiettivo di Monopta, lo studio attivato all’interno di Medicina fisica e riabilitazione, diretta dal dottor Marco Polverelli e coordinata dalla dottoressa Monica Barberis, e condotto sotto la guida dell’Unità di ricerca delle Professioni Sanitarie del Dairi, diretto da Antonio Maconi.
L’artroplastica totale dell’anca è una procedura comune nella chirurgia ortopedica, che comporta la ricostruzione di un’articolazione dell’anca malata, danneggiata o anchilosata. La sostituzione può essere eseguita da un approccio anteriore o postero laterale. La via d’accesso postero-laterale, oltre alla migliore visuale sull’articolazione, permette anche un tempo operatorio nettamente minore, il che si può tradurre in minori perdite di sangue, minori perdite di calore e minori rischi di infezione. Gli obiettivi dell’artroplastica totale dell’anca includono alleviare il dolore e migliorare la funzione fisica. A sua volta, ottenere un sonno di buona qualità è un aspetto chiave del buon funzionamento fisico e mentale.
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Per dormire bene è fondamentale anche la posizione che assumiamo, in quanto aiuta la distensione della muscolatura, evita l’insorgenza di dolori, tensioni, contratture muscolari e, come dimostrato in letteratura, spesso i disturbi del sonno postoperatori sono correlati alla lombalgia più che al dolore postchirurgico.
Lo studio attivato all’Azienda Ospedaliera di Alessandria prevede che il soggetto sottoposto a intervento di protesi totale d’anca debba seguire alcune istruzioni comportamentali relative all’assunzione di posizioni messe in atto durante la vita quotidiana, volte a garantire una corretta guarigione e a prevenire la lussazione precoce. È pertanto essenziale informare i pazienti sui movimenti da evitare e sull’esecuzione corretta di molte azioni svolte durante l’attività giornaliera, come la giusta posizione da assumere durante il riposo notturno.
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Il paziente può dormire sia sdraiato supino sia sul fianco non operato, mettendo sempre un distanziatore tra le gambe, fondamentale per mantenere la posizione eretta dell’articolazione. Si tratta di una restrizione da osservare per un arco temporale determinato, che va dalle sei alle dieci settimane e ha l’obiettivo di favorire un sonno più ristoratore in quanto non obbligato a una sola posizione.
I pazienti interessati dallo studio devono anche compilare dei questionari per valutare la qualità del sonno e il dolore; premettendo così di pianificare degli interventi specifici. Da qui nasce l’importanza del ruolo educativo dell’infermiere, quale garante di una buona qualità di vita in un momento così delicato, non solo dal punto di vista psico-emotivo ma anche fisico.