Deambrogio contro la riduzione delle Aree protette del Parco del Po
Dure parole del segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista
CASALE – Molte associazioni ambientaliste hanno recentemente denunciato un grave episodio in cui il vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso è intervenuto al Consiglio dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po, svoltosi a Casale Monferrato lo scorso 22 febbraio, per sostenere le richieste del mondo venatorio, di parte di quello agricolo e di alcune amministrazioni locali volte all’abolizione delle aree contigue e riduzione delle Aree Protette, ritornando ai confini del 2020.
In merito è intervenuto duramente, ancora una volta, il segretario regionale di Rifondazione Comunista Alberto Deambrogio: «È stata davvero insopportabile l’azione diretta del vicepresidente Carosso in vista della decisione del Consiglio del Parco. Egli ha perorato una causa priva di fondamento scientifico, che ha più a che fare con diretti interessi elettorali e per di più, come hanno ricordato le stesse associazioni ambientaliste, va contro la strategia dell’Unione Europea sulla biodiversità.
Per accontentare settori elettoralmente sensibili, tutti favorevoli a un ampliamento non giustificato della caccia al cinghiale per dare risoluzione definitiva ai danneggiamenti agricoli, il vicepresidente si è speso in prima persona. Si è trattato di una pesante ingerenza che ha di fatto umiliato la capacità di decisione autonoma del Consiglio, il quale alla fine si è tragicamente espresso a favore di una restrizione del proprio territorio di competenza, mandando in fumo un importante e lungo lavoro
pregresso. Ricordo, questione che grida vendetta, che tali decisioni cancellano anche il Parco Naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange Vercellesi».
«Questo ennesimo episodio – ha concluso Deambrogio – testimonia una volta di più quale sia l’idea di fondo che caratterizza le politiche della Regione sull’ambiente: esso è semplicemente considerato cosa inerte a disposizione delle convenienze a breve. Così come il centrodestra piemontese non sa affrontare il cambio climatico e la siccità come questione strutturale fuori da ridicoli provvedimenti tampone, ora si appresta a fare scempio della biodiversità con estrema noncuranza delle generazioni future che dovrebbero averla in dote per conservarla e trasmetterla».