Laudicino: “Intervenire adesso, per aiutare la squadra”
Il direttore di Pistoia Basket al fianco di IdeAle Grigio per la partecipazione dei tifosi e il consorzio di imprese
ALESSANDRIA – Un mese, poco più, alla fine del campionato, la classifica che preoccupa, molto, le domande sul futuro societario e il progetto di IdeAle Grigio, che sta per decollare. Con un sostegno in più, quello di Maurizio Laudicino, che da qualche anno ha portato il suo percorso professionale dentro il mondo dello sport, al Livorno Calcio e, ora, al Pistoia Basket, creando quella partecipazione popolare che, in attesa di essere normata in una legge, già esiste.
Perché l’Alessandria Calcio?
Per la forza del brand di questa società. Che ha prestigio e può tornare ad avere capacità attrattiva con gli sforzi di tutti. Il progetto di IdeAle Grigio va proprio in questa direzione, ma è importante accelerare i tempi, per dare alla squadra una iniezione di fiducia, perché ai giocatori non sentirsi soli, ma con un movimento al loro fianco, può fare solo bene. Però, insisto, i tempi sono davvero ristretti, perché il primo obiettivo è aiutare la squadra a salvarsi, anche passando per i playout. E’ un traguardo che considero fondamentale, per avere poi davanti più tempo per perfezionare l’azione collettiva, di soggetti differenti e in forme diverse.
Come si può agire?
Una società sportiva, non solo nel calcio, si regge su quattro gambe. La prima è rappresentata dai tifosi, che danno il loro sostegno anche con contributi minimi. A Pistoia, ad esempio, esiste ‘The Wall’, il muro della tifoseria, che attraverso una somma minima dà vita a un gruppo a cui, ad esempio, si può affidare la gestione del merchandising o altre attività. E’ un coinvolgimento diretto, con un rappresentante dentro il cda della società, che deve essere come un acquario, con la possibilità, per tutti, di vedere dentro. La partecipazione dei tifosi può essere anche attraverso l’azionariato popolare e diffuso: comunque, con un proprio esponente dentro la gestione societaria.
La seconda gamba è quella del consorzio tra aziende e singoli soggetti, con una quota minima di adesione, che può essere di mille euro a salire. Un sostegno al progetto, da cui ogni singolo può ottenere più visibilità, e credibilità, nei confronti della tifoseria. A Pistoia, per una reatà di pallacanestro, così abbiamo raccolto oltre un milione e 300 mila euro, risorse vere per il club, e il presidente di questo consorzio è il vicepresidente della società.
Terza gamba sono gli sponsor, che sono soggetti diversi da chi è nel concorzio e che, però, possono avere un interesse ancora maggiore a fronte di una presenza, anche nella società, di tifosi e aziende espressione del territorio. La sponsorizzazione, in questo modo, diventa più attrattiva e motivante per chi decide di investire.
La quarta gamba è rappresentata dagli azionisti classici, che in questo modo, però, non sono più soli nella gestione, ma hanno aiuti per la sostenibilità. E, al tempo stesso, una struttura articolata, con un ruolo di tifosi, consorzio e sponsor, rende la società più appetibile per un eventuale acquisto.
Ad Alessandria è fattibile?
Io dico di sì: non avrei fatto quasi 500 chilometri per seguire la partita con la Fermana, e prima ancora parlare con commercianti e imprenditori, se non fossi convinto che il progetto ha basi e sviluppo da condividere. Mi metto a disposizione, senza alcun secondo fine, a titolo assolutamente gratuito, perché credo che Alessandrtia, e i Grigi, abbiano bisogno di un percorso simile, che nel calcio ne farebbe una sorta di apripista. Però, insisto, bisogna accelerare, perché è adesso che alla squadra, che ho visto intimorita, deve arrivare un segnale di forza, dai tifosi, dalle aziende, dalla città. E’ l’aiuto di cui giocatori e staff hanno bisogno: è il modo per dire che non sono soli, che c’è gente che crede nella salvezza e che si impegna per il futuro del calcio alessandrino. Se la città si riaccende, tutta la città non solo alcuni, e capisce il valore di questa partecipazione, tenere la C, che è strategico, sarà complicato, ceto, ma non impossibile. Anzi.