Deposito nucleare, Gazzaniga a Roma: «Abbiamo ribadito il no»
Il sindaco di Bosco Marengo: «Il sito di stoccaggio dei rifiuti radioattivi non si può fare né qui né altrove in Piemonte»
BOSCO MARENGO — A due settimane di distanza dall’importante vertice svoltosi a Roma, che ha visto protagonisti sindaci e amministratori della provincia di Alessandria, alcuni fra i responsabili della Sogin s.p.A e il Ministro Gilberto Pichetto Fratin, il Piemonte resta sospeso nell’occhio del ciclone per quel che riguarda l’installazione del Deposito Nazionale e annesso parco tecnologico, un’infrastruttura ambientale di superficie dove saranno messi in sicurezza i rifiuti radioattivi italiani prodotti dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industria e ricerca.
La Cnai (Carta delle Aree Idonee), ad oggi non ancora diramata e resa nota, così come il commissariamento della stessa Sogin e gli iter burocratici spesso rallentati, hanno gettato in una nebulosa di incertezza e attesa cittadini e parti politiche.
Gianfranco Gazzaniga, il sindaco di Bosco Marengo – comune che all’interno della Cnapi figura come area A1, dunque area di idoneità molto buona – ripercorre le tappe fondamentali dell’incontro nella capitale, nonché il compatto ‘no al deposito’ di tutta la delegazione, ovvero i sindaci dei Comuni di Bosco Marengo, Castelletto Monferrato, Frugarolo, Fubine Monferrato, Oviglio, Sezzadio, gli assessori Boido di Castelnuovo Bormida, Benzi di Quargnento e Berrone di Alessandria.
Le parole del primo cittadino
“Il mio intervento, condiviso anche dai colleghi sindaci, è servito a ribadire il nostro no al deposito, non solo a Bosco Marengo, ma in generale all’interno della regione Piemonte, un’area geografica già oppressa da problematiche e criticità ambientali di non poco conto. Il deposito nazionale è necessario, le scorie vanno messe in sicurezza, è chiaro, ma non qui” , racconta Gazzaniga.
Ma c’è un altro aspetto sottolineato dal sindaco: “Ho ribadito poi un fatto che appare strano e da verificare: dalla pubblicazione della Cnapi, all’ufficializzazione della Cnai, che ad oggi non c’è, le indiscrezioni (non confermate) parlano della cancellazione di due siti piemontesi, che non riguardano la provincia di Alessandria, ma la zona del torinese: vogliono farci passare per la provincia pattumiera? Dal mio punto di vista non è corretto, ritengo inoltre che il sito idoneo vada individuato prendendo in esame anche le autocandidature di tutte le aree idonee che si proporranno. La sicurezza di cittadini e ambiente va messa al primo posto. Dunque no a candidature selvagge e rischiose di tutte quelle zone non idonee, la questione è seria e complessa e ci riguarda tutti”.
E Sogin?
Secondo quanto riportato nel comunicato stampa relativo all’incontro del 28 febbraio “Il Ministro Fratin si è mostrato disponibile ad ascoltare le istanze presentate dai diretti interessati e ha sottolineato che è in corso un’attività di approfondimento da parte di Sogin, richiesta anche da Isin, che prenderà in considerazione le numerose osservazioni avanzate dai territori”.
Resta valida inoltre la posizione di Riccardo Molinari, presente durante il vertice romano, rispetto al lavoro svolto durante la passata legislatura, che insieme a numerosi parlamentari italiani, è stato fra i firmatari della mozione unica approvata alla Camera per escludere il Piemonte, nonché le sue aree Unesco e tutte le zone agricole di pregio, dalla carta Cnai.
“L’attenzione sull’argomento non deve cadere, è bene mantenere acceso e vivo il confronto fra le parti e tutelare non solo il nostro territorio comunale e provinciale, ma la regione stessa”, conclude il sindaco di Bosco Marengo.
L’individuazione del sito definitivo sembra al momento lontana e macchinosa, i comuni restano con il fiato sospeso nell’attesa di poter visionare finalmente la Cnai e valutare quindi i passi successivi in nome della tutela del territorio.